PALERMO- “Il paradosso della democrazia”, l’avevano definito i pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Un paradosso che oggi diventa sentenza. L’ex deputato regionale Paolo Ruggirello, passato da Pd ed Mpa, deve scontare 12 anni di carcere.
In lui si è cristallizzato – aggiunsero i pm Gianluca De Leo, Claudio Camilleri e Luisa Bettiol – “il meccanismo di scelta dei rappresentanti della cosa pubblica che diventa strumento di rafforzamento della sopraffazione e della tirannia dei poteri mafiosi”.
Grazie a figure come Ruggirello si è avuta “l’espansione del sodalizio mafioso nel territorio, in un circuito vizioso all’interno delle istituzioni”.
La mafia appoggia i politici e i politici “si ripresentano con maggiore autorevolezza e maggiore forza di attrazione tra i consociati”. Un paradosso ma anche una spirale maleodorante che ha ammorbato la Sicilia.
I boss trapanesi vedevano in Ruggirello una figura di riferimento per chiedere e ottenere favori ed è per questo che lo hanno appoggiato nelle varie competizioni elettorali. Filippo Coppola mentre era detenuto aveva ricevuto mandato indirizzare il consenso su Ruggirello già per le elezioni amministrative del 2009. Stessa cosa fece il mafioso e massone mazarese Michele Accomando.
Alle regionali del 2017 Ruggirello consegnò ventimila euro ai parenti del potente boss Pietro Virga con la promessa di pagarne altri 30.000 per un pacchetto di voti. Funzionava così nel “paradosso della democrazia” umiliata dal patto fra mafia e politica.

