CATANIA – Il Ministro Maria Elena Boschi in città. La convention “Riformare per governare”, organizzata dal deputato democratico Giovanni Burtone, fa registrare il tutto esaurito. C’è molta curiosità per uno dei volti nuovi del corso renziano. Fotografi e giornalisti si fiondano sin dall’inizio sul ministro per le Riforme, che arriva con il deputato catanese (che non la mollerà un attimo) e, dopo avere concesso qualche battuta ai cronisti, entra in sala. Il corridoio che separa l’ingresso laterale dello Sheraton e la sala è una gincana popolata di curiosi e militanti che le regalano fiori.
L’ingresso della Boschi è suggellato dalle note di “Viva L’Italia”. Sullo sfondo c’è uno schermo che trasmetterà per ore le diapositive scelte per l’occasione: un mix variegato che va dalle immagini del premier Renzi a quelle di Sergio Mattarella, quasi a segnare una continuità tra la storia politica di Burtone (il cattolicesimo democratico) e il nuovo corso. Tra una diapositiva di Catania e una sulla Resistenza (passando pure per Pippo Baudo), infatti, il protagonista assoluto è il deputato democratico. Lo si vede in Parlamento quando non aveva ancora la chioma canuta, al fianco del premier e via discorrendo. Insomma, il messaggio passa forte e chiaro: Burtone non vuole farsi “rottamare”.
Ed è pronto a dare battaglia. Lo dimostrerà chiaramente una volta sul palco. Prima però si susseguono una serie di interventi: parlano il segretario provinciale Enzo Napoli, l’assessore Saro D’Agata, la responsabile ambiente del Pd etneo Sonia Messina, il vice presidente nazionale delle Acli Santino Scirè e il consigliere comunale Lanfranco Zappalà. In sala c’è lo stato maggiore del Pd etneo: il vice segretario Jacopo Torrisi, Francesco Marano, i deputati Giuseppe Berretta, Luisa Albanella e Concetta Raia. Ci sono anche gli assessori Valentina Scialfa e Angelo Villari, l’eurodeputata Michela Giuffrida e il Rettore Giacomo Pignataro. Mancano all’appello, cosa prevedibile, gli ultimi “acquisti” del Pd. La ferita degli ingressi degli ex Articolo 4 è ancora aperta. Giovanni Burtone torna a parlare di “operazioni trasformiste” nel momento in cui si prendono “pezzi di un sistema di potere si fa un torto alla classe dirigente e a chi lavora nei territori”.
Parole dure che raccolgono fragorosi applausi in sala che si ripetono quando il deputato ricorda “l’errore” di appoggiare Lombardo e un governo “marcio”. C’è un mix di tradizione e innovazione nelle parole di Burtone che parla di un recupero della questione morale e allo stesso tempo tesse le lodi del governo Renzi. Legge elettorale in primis: “la migliore possibile che torna a dare la possibilità di ripristinare il rapporto tra eletto ed elettore e a dare la certezza della vittoria”.
Il deputato interviene anche sul governo della Regione individuando tre temi in cui “il centrosinistra deve fare la differenza”: la formazione, i rifiuti e la sanità (che non va politicizzata: le nomine dei dirigenti devono seguire criteri meritocratici e non di parte). Del resto il terreno della politica regionale è ad oggi particolarmente scivoloso. Maria Elena Boschi adotta cautela sull’ipotesi del commissariamento. “Io mi auguro per la Sicilia e per i siciliani che non si debba arrivare a un commissariamento, ma che si riesca a rispettare il piano di rientro e gli accordi presi”, dice.
“Da parte del governo credo che ci sia stata un’attenzione particolare anche per cercare di fare fronte a delle situazioni delicate: crisi occupazionale e precariato rispetto al quale il governo è intervenuto con risorse aggiuntive e specifiche. Ovviamente ci deve essere un impegno in primis della Sicilia per la Sicilia”, dice. E aggiunge: “Il Governo c’è, ed è accanto all’impegno degli amministratori locali del Sud, ma credo sia passato il tempo in cui ci si aspetta una soluzione da Roma. Si lavora insieme, come si lavora insieme nelle altre regioni d’Italia”. Insomma, se da un lato riecheggia nel tenore delle dichiarazioni il ruolo di mediatrice che la Boschi si è ritagliata a livello di politica nazionale, dall’altro appare evidente un severo giudizio nei confronti della politica regionale siciliana.
Il leitmotiv delle dichiarazioni è di stampo nettamente renziano: “cambiamento”, “cambio di passo”, “l’Italia si è rimessa in moto”. Boschi rivendica alcuni provvedimenti come l’introduzione del reato di voto di scambio, la legge anticorruzione e la riforma del mercato del lavoro. Ed è sul Jobs Act che viene contestata. Un militante del partito urla: “Ci avete tolto i diritti”. Poi lascia la sala in segno di protesta. GUARDA IL VIDEO
Tutto viene liquidato in pochi minuti con la Boschi che si rammarica del mancato confronto sul tema. E pensare che l’assenza di confronto è una delle principali critiche mosse alla segreteria nazionale del Pd e al governo Renzi. Un altro confronto mancato, invece, riguarda quello con Rosario Crocetta, che diserta l’appuntamento. Davide Faraone, invece, arriva quando l’incontro si è concluso e il Ministro è già sulla via del ritorno.