“Salvini ha festeggiato il 25 aprile a Corleone? Evidentemente non riesce a fare entrambe le cose insieme: difendere i valori della nostra Costituzione e contemporaneamente rilanciare la lotta alla mafia”. Il ministro per il Sud Barbara Lezzi arriva in Sicilia, muovendosi tra Salemi e Castelvetrano e incrociando il suo tragitto con quello del collega dell’Interno, prima di ritrovarsi entrambi nella stessa città: a Mazara del Vallo, stasera. Da “soci” di governo e avversari in queste elezioni amministrative, antipasto delle Europee.
Ministro Lezzi, che significato ha per lei, che è ministro per il Meridione, la visita in Sicilia?
“Io e il Movimento cinque stelle siamo affezionati alla Sicilia, fin dal 2012, il giorno della traversata a nuoto di Beppe Grillo”.
Da lì, il “boom” e tanti voti. Ma nei giorni scorsi i siciliani hanno abbracciato un altro leader. Il vostro alleato Matteo Salvini, che ha deciso di festeggiare a Corleone la festa della Liberazione: un gesto simbolico per dire no alla mafia. Che ne pensa?
“Credo si sia trattata di una scelta rinunciataria. La scelta di chi non riesce a fare entrambe le cose. La lotta alla mafia non può infatti prescindere dal rispetto degli altissimi valori che hanno reso e rendono l’Italia un Paese libero e democratico. La lotta alla mafia non conosce ‘giornate’ e Regioni. Si fa ovunque, e ogni giorno. Anche perché da tempo è un problema italiano, non solo siciliano”.
Insomma, non l’ha convinta.
“Non mi ha convinto l’idea che di contrapporre la lotta alla mafia alla Liberazione. Che senso ha?”
Di sicuro, Salvini è stato accolto da una folla di siciliani. Erano in tanti, in tutte le tappe. Da donna del Sud, come se lo spiega? Come si spiega il fatto che tanti siciliani abbiano dimenticato o non diano poi troppa importanza a un passato recente in cui la Lega – e lo stesso Salvini – avevano usato parole non certamente lusinghiere per i meridionali?
“Questo andrebbe chiesto ai siciliani. Per quanto ci riguarda, sono certa di una cosa: il lavoro paga sempre e io ho avuto la prova di questo anche nel corso della mia vita. Sono certa, insomma, che gli elettori del Sud riconosceranno il nostro lavoro pancia a terra. Poi sappiamo che perché molte cose maturino, ci vuole un po’ di tempo. Ma siamo fiduciosi”.
Non teme, insomma, che la Lega in Sicilia, dove voi avete fatto il pieno di voti anche alle ultime Politiche confermandovi il primo partito nell’Isola, possa “sottrarvi” del consenso?
“Io credo nel Movimento e fin dai meet up mi impegno per difendere e diffondere i suoi valori. Per il resto, non vivo col timore di perdere voti a vantaggio di questo o di quel partito. A me interessa solo dare ai cittadini del Sud le risposte che richiedono e mantenere le promesse contenute nel contratto di governo. Del resto, con quella pioggia di voti che abbiamo ricevuto, la gente del Sud ci ha lanciato un messaggio molto chiaro: vuole normalità. Cioè che nelle Regioni del Sud, dalle infrastrutture ai servizi, i livelli siano gli stessi delle altre zone d’Italia”.
A proposito di infrastrutture. Com’è il rapporto col governo Musumeci? Tempo fa sembrava ci fosse molta sintonia, ad esempio sulla spesa dei Fondi europei. Invece da un po’ il clima sembra essere cambiato. A cominciare dalla vicenda della nomina del commissario per le strade siciliane.
“Quando c’è stato da riconoscere lealtà istituzionale al governo Musumeci, l’ho sempre fatto. Dando anche una mano per non perdere i Fondi europei. Ma non si può far finta di non vedere che le strade non sono degne di un Paese civile. Credo sia inutile contrapporsi al governo nazionale su questo punto. Noi andremo avanti comunque, nominando un commissario anche se il governo regionale dovesse opporsi. A me interessa risolvere il problema delle strade siciliane”.
Altro tema caldo, quello del regionalismo differenziato. Ci può spiegare una volta per tutte, se sarà un bene o un male per la Sicilia e il Sud?
“Gliela faccio io una domanda: lei ha visto questo accordo? Io ancora ho visto solo delle bozze, ma nessun accordo. Finché i proponenti non avanzeranno una proposta che superi i dubbi di costituzionalità e preveda, tra le altre cose, la famosa ‘perequazione’, non potremo ancora parlare di riforma che tra l’altro non è mai arrivata in Consiglio dei ministri. Semmai, mi permetto di lanciare un invito al nostro alleato Salvini”.
Prego…
“Non abbia paura del parlamento. Lavoriamo a un accordo trasparente da discutere in maniera aperta, pubblica. E sia un testo emendabile. In modo che ciascuno possa dire la sua”.