"Sangue nostrum", in trecento| per le vittime di Lampedusa - Live Sicilia

“Sangue nostrum”, in trecento| per le vittime di Lampedusa

Una fiaccolata per non dimenticare le vittime di Lampedusa ha preso il via, a partire dalle 21 di ieri, da piazza Castelnuovo per poi dilungarsi sino in Prefettura, in via Cavour. Tra le prima fila anche il sindaco di Palermo Leoluca Orlando che ha preferito prendere parte al corteo senza rilasciare alcuna dichiarazione.

PALERMO – “Sangue nostrum”, una grande scritta a tinte rosse su sfondo bianco per dire basta alle stragi ‘silenziose’ consumate nel Mediterraneo quella posta a capo del corteo che, ieri sera, ha riempito il centro città. Un lungo tappeto di fiaccole dal colore vivo per non dimenticare le vittime di Lampedusa che ha preso il via da piazza Castelnuovo per poi dilungarsi sino in Prefettura, in via Cavour. A prendervi parte circa trecento persone che hanno sfilato in silenzio religioso in memoria delle vittime con la speranza di lanciare un chiaro segnale alle istituzioni. “Siamo qui per dire no alla legge Bossi-Fini e per urlare che ci vuole un corridoio umanitario – dichiarano a più riprese i cittadini presenti alla fiaccolata – se, come è vero, tutti i politici dall’Europa e dall’Italia hanno assicurato ‘mai più stragi’ bisogna iniziare a fare davvero qualcosa. Basta ai viaggi dell’orrore nel nostro mare”.

Tra le prima fila, a condurre tra le mani una luce dorata, anche il sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Lapidarie le parole del primo cittadino che ha preferito prendere parte al corteo senza rilasciare alcuna dichiarazione. “Siamo uniti nel silenzio – ha asserito – rispettiamolo”. Tante le aspettative e la speranza emerse nel corso del corteo, organizzato dalla comunità eritrea-etiope di Palermo. Speranza soprattutto che, ogni iniziativa promossa, sia utile a una riflessione su un tema che ha assunto un livello di drammaticità assoluta, a cui non si può rimanere indifferenti. “Dobbiamo affermare che la libertà dei popoli non ha confini e che queste norme sono assassine, le principali responsabili di tutto questo sangue – sentenzia Pietro Milazzo, responsabile per l’immigrazione Cgil Sicilia -. Abbiamo una condizione per la quale centinaia di milioni di persone nel mondo sono costrette dalla fame, dalle sofferenze, dalle guerre a cercare speranze di vita. Non si possono chiudere le frontiere in una condizione del genere”.

E mentre a poco più di una settimana dalla strage di Lampedusa continuano a contarsi le vittime, proprio due giorni fa un altro barcone che trasportava 250 migranti si è ribaltato nel Canale di Sicilia, tra Malta e la Libia. “Temevamo che in pochi giorni la tragedia di Lampedusa sarebbe caduta nel dimenticatoio e la notizia sarebbe sparita dagli organi di stampa, invece, tragicamente ci sono stati altri morti – dichiara Francesca Di Pasquale, membro dell’Osservatorio contro le discriminazioni razziali ‘Noureddine Adnane’ -. Bisogna far trasparire il concetto che si tratta di morti annunciate, bisogna ricordare che finché non eliminano queste leggi criminali il Mediterraneo continuerà ad essere riempito di sangue”.


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