PALERMO – Per il presidente “è ovvio”. Ovvio che la giunta, dopo la decisione del Consiglio dei ministri di impugnare la legge “blocca nomina” nella Sanità varata dall’Ars pochi mesi fa, possa nominare nuovi manager in Asp e ospedali. Ma di ovvio non c’è proprio nulla. Anzi.
Quella di Crocetta, insomma, può somigliare al massimo a un auspicio. A un “vorrei ma non posso”. Poco più, al momento. Perché la norma approvata dall’Ars che estende il cosiddetto “semestre bianco” in cui il governo non può effettuare nuove nomine, è ovviamente ancora in piedi. Ovviamente vigente.
Perché è ovvio che l’impugnativa del Cdm altro non è se non un ricorso di fronte alla Corte costituzionale. Che dovrà poi, a sua volta, decidere se quelle legge rispetta o meno i dettami della Costituzione. Si vedrà, insomma. Ma al momento, e fino a quando l’Assemblea regionale siciliana (la stessa che ha approvato quella norma) non dovesse deciderne la modifica, quel blocco esiste.
E il fatto che non sia per nulla ovvia la possibilità, oggi, del governo di nominare nuovi manager nella Sanità, è confermato dalla stessa giunta. Che lo scorso 3 maggio ha deciso di chiedere un parere al Consiglio di giustizia amministrativa. Nella delibera, infatti, viene annotato che Crocetta nel corso della seduta ha dato notizia dell’impugnativa. “Considerato che nel mese di giugno – prosegue la delibera – andranno a scadere gli incarichi di numerosi direttori generali delle Aziende sanitarie” e che “occorre procedere alle nomine secondo quanto prevista dalla normativa di vigente”, al fine di evitare “liti e contenziosi risulta necessario richiedere un parere al Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione siciliana in ordine alle problematiche connesse all’applicabilità della norma impugnata”.
Il governo quindi ha chiesto al tribunale amministrativa di indicare una strada per le nomine. Una strada “ovvia” però per Crocetta. Come se il governatore conoscesse in anticipo il parere del Cga o si fosse già virtualmente sostituito a esso. Quello che emerge, però, è la fretta, la necessità di questo governo di piazzare, in piena campagna elettorale, nomine di manager che, a differenza dei commissari che potranno essere sostituiti dal nuovo governo, finirebbero per essere blindati per tre anni.
Ma le dichiarazioni del governatore hanno già prodotto reazioni all’interno dell’opposizione. “Il presidente Crocetta – ha detto il capogruppo di Cantiere popolare Toto Cordaro – anche oggi ci regala una perla giuridica, forse inconsapevole del fatto che nel nostro sistema legislativo non è previsto il diritto creativo. Afferma, infatti, che lo stop ai commissari da parte del Consiglio dei Ministri conferirebbe, in maniera automatica, al Governo regionale, il potere di nominare in piena campagna elettorale i manager delle aziende sanitarie in Sicilia. In realtà, ciò potrebbe accadere – prosegue Cordaro – solo a seguito di una nuova legge che lo preveda e che è competenza esclusiva del Parlamento regionale. Abituato come è a non rispettare l’Ars e le istituzioni in genere, non solo dimentica che siamo in pieno semestre bianco ma, soprattutto, dimostra di non essere in possesso di quei minimi rudimenti giuridici – conclude – che gli consentirebbero di sapere che l’impugnativa da parte del Governo nazionale non sortisce effetti fino alla pronuncia sul tema in argomento della Corte costituzionale”.
Dello stesso tenore il commento del capogruppo di Forza Italia, Marco Falcone: “Il presidente Crocetta rischia di sbattere nuovamente la faccia, questa volta sulle nomine dei manager della sanità siciliana. Il governatore – spiega – sembra travisare il significato dell’impugnativa promossa dal Consiglio dei Ministri. La norma fatta dall’Assemblea, fino a quando non sarà dichiarata costituzionalmente illegittima dalla Consulta, mantiene infatti la sua piena efficacia nonostante l’impugnativa del Cdm. Altra cosa, invece, è se questa maggioranza deciderà di cambiare la norma stessa, uniformandosi alla detta impugnativa. Purtroppo alle boutade di Crocetta ci siamo abituati. Anche questa volta il presidente l’ha detta grossa, rischiando di rasentare l’ignoranza giuridico legislativa”.