L'esame, il coma e l'inchiesta| "Silvana ha bisogno di cure" - Live Sicilia

L’esame, il coma e l’inchiesta| “Silvana ha bisogno di cure”

Silvana Scalici

Silvana Scalisci, 54 anni, è in coma vegetativo. Qualcosa è andata storta durante una colonscopia all'Ingrassia. La Procura ha aperto un'inchiesta. Intanto, i familiari temono che presto la donna venga dimessa dall'ospedale di Cefalù. Da dove, però, arrivano rassicurazioni.

Palermo - la denuncia
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PALERMO – Al di là dell’inchiesta che farà il suo corso. Al di là di eventuali e presunte responsabilità, siamo di fronte ad un dramma umano. C’è la la voglia, composta, di non rassegnarsi da parte dei familiari di una donna in coma vegetativo dopo avere eseguito quello che doveva essere un banale esame, ma c’è anche la loro paura di essere costretti a prendersi cura, fra non molto, di una donna – moglie e madre – senza averne le competenze necessarie.

Tutto questo si è tradotto un invito-diffida inviato alle Direzioni sanitarie degli ospedali Ingrassia di Palermo e San Raffaele Giglio di Cefalù “a provvedere a tutti gli adempimenti necessari all’attivazione della procedura di dimissioni protette” di Silvana Scalisci, affinché le venga assicurata la continuità nelle cure socio-assistenziali.

Silvana Scalisci, il 27 maggio scorso, esegue una colonscopia all’Ingrassia. Un controllo di routine. Nel corso dell’esame i medici ritengono necessario asportarle due polipi. Accade, però, l’irreparabile. “La perforazione dell’intestino”, hanno denunciato i parenti. La donna entra in sala operatoria e ne esce in coma. Da quel giorno i familiari non si rassegnano. Fino a qualche sera prima Silvana, 54 anni, aveva coltivato la passione per il ballo e ora si trovano di fronte ad un corpo immobile, che nulla ha a che vedere con la donna energica e piena di vita che conoscono. Si chiedono come possa essere successo.

La Procura della Repubblica ha aperto un’inchiesta sulla base dell’esposto dei familiari. Il pubblico ministero Siro De Flammineis dispose subito il sequestro della cartella clinica e le indagini sono in corso per accertare eventuali negligenze o ritardi dei sanitari. All’inchiesta della magistratura si è aggiunta quella dell’Azienda sanitaria 6 di cui l’Ingrassia fa parte, voluta dal manager Antonio Candela.

I familiari si affidano alla magistratura. Chiedono giustizia, ma lo fanno con serenità, senza alzare i toni. È il dramma umano che oggi li spaventa di più. La paziente fino al 24 luglio scorso è stata ricoverata nell’Unità complessa di rianimazione dell’Ingrassia, poi è stata trasferita all’Unità di risveglio e riabilitazione del San Raffaele Giglio di Cefalù. La condizione clinica non è cambiata, purtroppo. Silvana è in stato di coma vegetativo persistenze.

E qui si innesta il dramma nel dramma. A fine novembre la paziente dovrebbe essere trasferita in un reparto di lunga degenza per un periodo che, comunque, non potrà essere superiore a sessanta giorni. E poi? Poi sarà la famiglia Licata – il marito Francesco e i tre figli – a doversene occupare. E sono pronti a farlo con tutto l’amore che “una mamma e una moglie meravigliosa meritano”. “Con quali competenze, però”, si chiedono. E gli leggi la paura dell’inadeguatezza negli occhi. Dal San Raffaele Giglio arrivano rassicurazioni. Ci sono casi, dicono dall’ospedale, in cui i tempi di degenza e i moduli riabilitativi sono più lunghi. Basterà a garantire l’assistenza per tutto il tempo necessario e a tranquillizzare i familiari di Silvana? Nel frattempo, l’inchiesta va avanti.


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