MAZARA DEL VALLO (TRAPANI) – La sveglia alle tre del mattino, l’autostrada da Mazara del Vallo all’aeroporto di Palermo e il volo alle 6 in direzione Milano per la seduta di chemioterapia: poi il ritorno a casa quando l’orologio segna l’una della notte. Il film si ripete una volta a settimana ma nelle parole di Maria Cristina Gallo, insegnante che ha dovuto attendere otto mesi per l’esito di un esame istologico, non c’è rabbia nonostante quell’attesa le sia costata l’avanzata del male.
“Scalo la montagna…”
“Ma io vado avanti, scalo la montagna sperando che la cura possa dare i suoi effetti“, racconta al telefono mostrando una grande voglia di lottare. “Faccio questa trafila ogni settimana, ho deciso di non dormire a Milano perché voglio restare accanto alla mia famiglia”, spiega.
Dopo gli otto mesi trascorsi prima dell’esito dell’esame (“ottenuto soltanto alla quarta e-mail mandata dal mio legale all’Asp”, precisa), Maria Cristina ha deciso di affidarsi alle cure dell’Istituto nazionale dei tumori ma il suo racconto è scevro da qualsiasi voglia di vendetta verso un sistema sanitario che comunque non l’ha aiutata. “Sono certa che in Sicilia ci siano delle realtà che funzionano, purtroppo non è stato così per me”.
“A Milano mi sento a casa”
La donna ha così deciso di prendere l’aereo e volare a Milano per fasi aiutare nella lotta contro il cancro. “Lì ho trovato una casa, mi sento protetta – osserva raccontando quanto confidato agli stessi medici dell’Istituto nazionale dei tumori -. Lì non ci sono ritardi, la chemioterapia è puntuale, non ci sono attese e c’è cordialità. Quando hanno studiato il mio caso hanno anche deciso di rifare quell’esame istologico: l’ho fatto in brevissimo tempo. Insomma, un altro mondo”.
“Tanti medici lasciano la Sicilia”
Un “mondo” diverso a mille chilometri in linea d’aria da Mazara del Vallo, abitato però “da tanti siciliani”. “Medici e infermieri, ci sono tantissimi siciliani – racconta -. Tutte validissime professionalità che evidentemente hanno lasciato la Sicilia per questa cattiva gestione della sanità che poi porta a cercare il meglio altrove”.
“Spero di potere cambiare le cose”
Un “sistema logoro” che “spinge ad andare via anche se – continua – sono convinta che tanti medici restino qui e provino a cambiare le cose, non riuscendoci”. Maria Cristina, 56 anni, guarda a quanto accaduto con serenità: “Desidero praticare la giustizia e questo significa comportarsi sempre in modo da tenere in considerazione le necessità degli altri”.
L’insegnamento più grande ai propri studenti
Un atteggiamento che significa “tenere in considerazione le necessità degli altri, di chi non ha voce e subisce”. “Lotto per questo – dice – nonostante la mia malattia grave e invalidante”. Motivazioni che Maria Cristina ripete ogni sabato ai suoi alunni, incontrandoli per le strade di Mazara. A loro insegna Italiano e Storia ma anche qualcosa di più importante, la vita. “Tutto questo lo faccio per loro. Io ho perso otto mesi importantissimi e cruciali per la mia lotta ma voglio cambiare le cose per il futuro”.
Ai suoi ragazzi, che ha lasciato momentaneamente per lottare contro la malattia, Maria Cristina ricorda di “lottare sempre per le cose giuste, anche se sono difficili. Lo faccio – ricorda – per il loro bene ma anche perché il nostro futuro è affidato a loro”.
“Non si può tornare indietro, ma il futuro…”
La mente va poi a quella denuncia affidata ai microfoni del Tg3: “Quando ho raccontato la mia vicenda ho pensato a tutte quelle persone che con me attendevano l’esito di un esame – dice -. Io ormai mi sono ammalata, non voglio giustizia perché non si può tornare indietro nel tempo: ciò che è fatto è fatto”.
“La sanità in Sicilia cambi”
L’obiettivo di questa combattiva docente di Mazara del Vallo “è soltanto aiutare la nostra sanità a cambiare. Lo faccio – dice – per i nostri figli. Ho soltanto acceso una miccia, dobbiamo lottare tutti insieme: è un nostro diritto e penso che ce lo meritiamo. La mia storia deve essere un volano per il cambiamento”.
L’indagine della Procura
Un po’ di amarezza, però, emerge quando Maria Cristina, dalla cui denuncia è nata una indagine della procura di Marsala, torna con la mente alle risposte date dall’Asp di Trapani e al linguaggio utilizzato dal dg Ferdinando Croce, convocato per oggi, 4 marzo, dal governatore Renato Schifani: “Ha parlato di ‘casi’, avvilendo un po’ tutta la situazione, forse sarebbe stato meglio parlare di ‘persone’ dal momento che quei numeri sono vite umane”.
“Non ho rabbia, voglio cambiare le cose”
E infine un concetto ribadito più volte al telefono: “Non ce l’ho con nessuno. Non voglio ‘la testa’ di nessuno, non ho rabbia. Sento dentro di me soltanto una grande sete di cambiamento, come un dovere morale. C’è chi mi dice che sto lottando contro i mulini a vento e che in Sicilia non cambierà mai nulla, ho ricevuto anche qualche critica per essermi rivolta in prima battuta alla sanità siciliana ma io vado avanti: voglio costruire ‘il bene'”.