PALERMO – Le prestazioni degli specialisti accreditati esterni, cioè i privati che offrono servizi di odontoiatria, analisi di laboratorio, radiologia, riabilitazione, medicina nucleare e le cosiddette branche visita (specialisti di vari settori), a fronte di prestazioni erogate nel 2021 per 358 milioni, hanno ricevuto dalla Regione 315 milioni. I restanti 43 potrebbero riceverli soltanto dopo la chiusura di contenziosi che sono già in atto. Il dato è fornito dal Cimest, il coordinamento che raggruppa alcune sigle sindacali e che dal primo dicembre ha deciso di sospendere le prestazioni odontoiatriche a causa del modesto budget a disposizione (24 milioni nel 2022).
Anche i dati degli altri anni non sono confortanti: nel 2022 la somma aggregata è di 292 milioni 395 mila euro, la stessa prevista per il 2023, in controtendenza rispetto al budget nazionale per la Sanità, cresciuto con il governo Draghi del 5,3%.
“In Sicilia non abbiamo i dati sul fabbisogno – dice Mimmo Garbo del Cimest – che dovrebbero essere forniti dall’Osservatorio epidemiologico. I tagli, oltre a penalizzare chi offre le prestazioni, si ritorcono contro i pazienti che non possono consentirsi di affrontare spese sanitarie, soprattutto con la crisi in atto che moltiplica le fasce deboli e vede l’aumento delle persone esenti ticket”.
La finanziaria regionale del 2020 riportava il budget aggregato per gli specialisti accreditati esterni a quello del 2011, cioè al periodo precedente ai tagli del piano di rientro, “ma questo non è accaduto – spiega Garbo – Senza contare i ritardi dei decreti, arrivati qualche settimana prima delle scorse elezioni regionali. Inoltre, l’ultimo contratto firmato dagli specialisti risale al 2019, se si fa eccezione per l’Asp di Siracusa, unica provincia siciliana ad aver provveduto al rinnovo”.
Gli specialisti esterni, sempre secondo i dati del Cimest, per i loro ambiti di competenza erogano in Sicilia prestazioni annue fino a quattro volte superiori al settore pubblico: 43 milioni 643 mila nel 2020, 40 milioni 477 mila nel 2021 (anni dell’emergenza Covid), circa 50 milioni, finora, nel 2022, a fronte di prestazioni nel pubblico che sono, negli stessi anni, pari a 14 milioni 800 mila, 10 milioni 57 mila, 11 milioni 216 mila. “Tagliare il budget – conclude Garbo – significa affollare pronto soccorsi e ospedali per prestazioni che potrebbero essere svolte altrove”.