PALERMO – Basterebbe un tocco di bacchetta magica, una firma in giunta et voilà, i commissari straordinari della sanità diventerebbero a tutti gli effetti direttori generali delle aziende sanitarie della Sicilia.
I nomi dei direttori generali sono già stati scelti a fine gennaio (Leggi qui la lista completa) e non ci saranno ripensamenti di alcun tipo. Eppure è passata via l’ennesima settimana senza arrivare all’atto finale di nomina.
La nomina al “Bonino Pulejo”
In realtà negli ultimi giorni qualcosa è successa. Maurizio Lanza è stato già “trasformato”, il 15 aprile, da commissario a direttore generale del “Bonino Pulejo”, il centro per neurolesi di Messina. Chissà perché solo lui.
Lanza comunque dovrà nominare i nuovi direttori sanitari e amministrativi, visto che quelli che c’erano sono decaduti con la sua nomina. E sembra che Lanza non farà gli straordinari per accelerare le nomine.
Quasi due anni di commissariamento
La sanità siciliana, dunque, resta sostanzialmente “commissariata”, una condizione che va avanti da quasi due anni, considerato che le prime proroghe furono autorizzate ben prima delle elezioni regionali (autunno 2022) che hanno portato Renato Schifani sul ponte di comando.
Motivazioni? Qualcuno dice che se ne parlerà dopo le elezioni per far sì che i commissari si… impegnino adeguatamente a raccogliere voti per le “parrocchie” giuste. Ci sembra una motivazione che confliggerebbe con lo spiccato senso delle istituzioni più volte mostrato da Schifani.
Il “manuale Cencelli”
Più probabile che non si sia ancora raggiunto un accordo definitivo sulla ripartizione (spartizione, direbbe qualcuno) delle cariche di direttore amministrativo e direttore sanitario che vanno pesate tra i vari partiti della maggioranza con il “manuale Cencelli” a portata di mano.
In questo momento, in cui tengono banco le liste e gli equilibri in vista delle Europee, nessuno tra i partiti della maggioranza ritiene utile spingere sull’acceleratore. La conseguenza è che il traguardo rischia seriamente di spostarsi all’estate, se non addirittura oltre. I nuovi rapporti di forza che scaturiranno dal voto renderanno quasi inevitabile un rimpasto di Governo.
La condizione precaria della sanità
Un ritardo che non fa bene (eufemismo) alla precaria sanità siciliana che non ha bisogno certo di ulteriori fardelli. I problemi sono tanti, a cominciare dalle liste d’attesa che saranno anche migliorate ma sono ancora lontane da una parvenza di efficienza.
I report ufficiali redatti dal Ministero della Salute sono preoccupanti. L’ultimo monitoraggio dei Lea per ambito di assistenza (prevenzione, distrettuale e ospedaliera) certifica che la Sicilia è inadempiente. Non è l’unica, ma le percentuali sono tra le peggiori.
Numeri negativi anche per quanto riguarda la mobilità oncologica regionale, che tiene conto dei pazienti che vanno a curarsi in altre regioni: la Sicilia ha un saldo negativo di – 2.333 pazienti. E anche in altri parametri di appropriatezza delle prestazioni la Sicilia arranca. Tanto che anche dal Ministero sarebbe arrivata più di una sollecitazione ad accelerare sulla nomina dei manager delle aziende.
I poteri dei commissari
Va detto che sul piano strettamente teorico i poteri dei commissari straordinari sono uguali a quelli di un direttore generale. L’unica differenza – forse formale ma probabilmente sostanziale – è che i manager per ora non hanno nel contratto precisi obiettivi da raggiungere. Ecco perché cresce la preoccupazione.
Gli attuali commissari straordinari, tra l’altro, stanno lavorando in squadra con direttori sanitari e amministrativi che molto presto saranno certamente cambiati. L’orientamento, infatti, è quello di non confermare nessuno nel posto in cui ha lavorato finora.
Difficile programmare in queste condizioni. Difficile risalire nella classifica italiana dell’efficienza. E i pazienti diventano sempre più impazienti. Cosa gliene importa degli equilibri di Palazzo?