SANTA CATERINA VILLARMOSA (CALTANISSETTA). Sono state accolte nella giornata del 22 giugno le prime potenziali vittime di tratta all’interno di alcune abitazioni del territorio di Santa Caterina Villarmosa, già sede di un neonato progetto Sai che accoglie famiglie e nuclei monoparentali.
Il progetto “Doti Tratta” rientra nel PON Inclusione finanziato dalla Regione Siciliana che prevede la creazione di nuove misure socio-assistenziali per il territorio e soprattutto di garantire un “budget di integrazione” a favore di cittadini stranieri vittime di tratta, grave sfruttamento lavorativo e caporalato, nonché vittime dei reati di cui agli artt. 600 e 601 del codice penale.
“Il progetto attualmente ha scadenza al 31 ottobre 2023”, spiega Roberta La Cara, direttrice dell’area Ricerca e Sviluppo di Associazione Don Bosco 2000, “ma auspichiamo che queste forme di assistenza vengano rinnovate, per dare un sostegno qualitativo alle persone in condizione di vulnerabilità e una continuità a percorsi che necessitano di un lungo periodo per la fuoriuscita dal disagio e il perseguimento degli obiettivi di autonomia abitativa e lavorativa”.
Il servizio di accoglienza di Don Bosco 2000 ha accolto quattro beneficiari, di cui un nucleo monoparentale formato da una donna nigeriana con il figlio, e due ragazzi di nazionalità marocchina e senegalese, presumibilmente vittime di tratta e di grave sfruttamento lavorativo. Nel breve termine sono attese altre cinque persone.
“I servizi offerti all’interno del Progetto sono molteplici”, prosegue La Cara, “accoglienza materiale – con erogazione di Bonus Food –, orientamento legale, assistenza e orientamento sanitario, orientamento psicologico ma anche lavorativo”.
È prevista, infatti, la creazione di borse lavoro, in particolare nove tirocini formativi attivabili per tutta la durata del progetto, e accompagnati da una fase di formazione in ambito lavorativo.
“L’attivazione di percorsi individualizzati di accoglienza per la tutela di vittime di tratta riveste per Don Bosco 2000 particolare rilevanza”, conclude La Cara.
“Esso consente di dare avvio all’erogazione di servizi previsti dalla seconda sezione del registro a cui siamo iscritti da quest’anno”.
“Nonostante le dimensioni del fenomeno, infatti, sono ancora pochi gli enti abilitati all’erogazione di questi servizi, concentrando di fatto gli interventi all’azione di pochi in un territorio come quello siciliano – per sua natura luogo di sbarco quotidiano di migliaia di persone in fuga da contesti disagiati – che ha fortemente bisogno della messa in rete di misure concrete di inclusione”.