CATANIA – La nascita del nuovo Comitato per i festeggiamenti agatini segna una cambio di passo sotto il profilo istituzionale nella gestione della festa. Un fatto di grande importanza anche nelle valutazioni del comitato per la Legalità, che si è già detto soddisfatto per le prime iniziative varate dell’entità presieduta da Francesco Marano, fra queste il regolamento per le candelore. “Non è tutto quello che chiedevamo, ma per ora direi che lei intenzioni sono buone”, dice a LiveSicilia il portavoce Renato Camarda.
Cosa manca per trasformare la festa, per legalizzare ogni suo aspetto?
“Sappiamo che le soluzioni per questo grande evento saranno sempre parziali. Ma a noi vanno bene i piccoli passi in avanti. E ci va pure bene aspettare con pazienza. Questo lo dico per dei motivi ovvi: il radicamento di certi modi di fare affondano le radici nel modo di essere catanese”.
Lei crede che catanesità faccia rima con illegalità?
“Ma no. Il discorso qui rischia di allargarsi un po’ troppo”.
Coraggio.
“Mettiamola così, noi gente del Sud, gente abbandonata dallo Stato, non abbiamo verso di esso un rapporto positivo. Storicamente, è vero, non siamo stati trattati bene. Così abbiamo sviluppato atteggiamenti che derivano da questa realtà storica, ma che non giustificano di certo una certa furbizia di massa che ci caratterizza. Anche al Nord è così, ma da noi è sicuramente un dato più forte”.
Che fare?
“Noi di Libera diciamo che siamo per la legalità, ma prima ancora per la giustizia sociale. È un binomio che va di pari passo. Senza l’una non c’è l’altra”.
Cosa chiedete al sindaco?
“Alla fine della festa faremo un nostro consuntivo. Chiediamo anche al Comune di fare la stessa cosa. È necessario sapere quanti fondi saranno raccolti e certificati dalle candelore, quante multe saranno elevate, quanti venditori ambulanti sono stati messi effettivamente in regola”.
Restate sul chi va là?
“Guardi, appezziamo il lavoro che si sta facendo e la cordialità che il Comune ha riservato nei nostri confronti. Però, una cosa sono le buone intenzioni; altra sono i risultati ottenuti”.
E ai portatori di torcioni cosa chiedete?
“Rispettiamo la loro religiosità, ma va spiegato loro, e siamo pronti a farlo in prima persona, che quel tipo di condotta è nociva. Andrea Capuano è morto a causa della cera. Sono passati sei anni. Dodici anni fa, in altra situazione, moriva Roberto Calì. Sono i martiri di questa festa e pensando a loro bisogna riflettere sempre di più su quanto siano urgenti dei cambiamenti”.
È vero che da quando c’è un’amministrazione di centrosinistra i toni del vostro comitato si siano ammorbiditi?
“Nella maniera più assoluta, no. Noi abbiamo denunciato la presenza mafiosa nel mondo delle candelore un’ infinità di volte. Abbiamo parlato delle dichiarazioni dei pentiti che fanno sapere di come i proventi delle donazioni alle candelore siano stai utilizzati per comprare droga e armi. Queste affermazioni non sono mai state smentite…”
Neanche dalla magistratura?
“No. Gli interrogatori li hanno fatti loro. Ad ogni modo, noi apprezziamo che il regolamento per le Candelore preveda sanzioni per chi trasgredisce”.
Accadrà?
“Speriamo sinceramente di sì. Guardi, anche la presenza del metal detector è un fatto importante. Augurandoci che non debba succedere nulla, ovviamente. Ma tempo fa, parlo degli Anni ’90 e degli Anni 2000, la festa non era una delle priorità della Polizia. Così è uscita dai binari. Ora, evidentemente, c’è un clima nuovo. Ed è meglio che sia così”.