CATANIA – Il cuore pulsante dell’indagine Malupassu, che oggi ha demolito il gruppo di Santapaola di Mascalucia, sono le intercettazioni. Microspie e trojan nei telefoni hanno permesso ai carabinieri di seguire in diretta gli affari illeciti dei picciotti dell’ergastolano Pietro Puglisi, ora al 41bis. Estorsioni, scontri per una tangente con i boss di Lineri, Salvatore Rannesi e Alfio Currao, direttive. Un puzzle quello riassunto nelle quasi 500 pagine dell’ordinanza firmata dal gip Santino Mirabella che si completa con le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia che hanno permesso di delineare l’organigramma del clan. Il killer Carmelo Aldo Navarria, i fratelli Gianluca e Mirko Presti e l’esattore del pizzo Salvatore Bonanno sono d’accordo su una cosa: il capo storico è Piero Puglisi (all’anagrafe Pietro). A Mascalucia comanda lui, insomma. Ma essendo in carcere (all’epoca ancora non era scattato il regime ‘duro) serve qualcuno a piede libero. Per un periodo sarebbe stato Alfio Carciotto, poi dopo la scarcerazione del figlio Giuseppe, le redini le ha prese l’erede di sangue.
Carmelo Aldo Navarria, assassino del gruppo di Giuseppe Pulvirenti (del malpassotu), esce dal carcere nel 2016. Ma ancor prima sapeva che avrebbe preso in mano la città di Belpasso. “Infatti prima di uscire mi arrivò la cartolina da Salvatore Mazzaglia, cognato di Pietro Puglisi, che mi diceva – racconta ai pm – di mettermi subito in contatto appena uscito con suo cognato Alfio Carciotto”. Ma lo spazzino dei cadaveri incontra il boss di Mascalucia a Bicocca durante un permesso. “Il Puglisi mi aveva detto che dovevamo riunire l’organigramma dei paesi etnei e di stare uniti. Appena sono uscito Alfio Carciotto mi disse che lui era il responsabile per i paesi etnei, che rappresentava Piero Puglisi e che poteva confermarlo Francesco Santapaola, poi arrestato in Kronos”. Navarria fa altri nomi finiti nel calderone dell’inchiesta coordinata dai pm Andrea Bonomo e Alfio Fragalà. E quindi “oltre ad Alfio Carciotto e Fabio Cantone del gruppo di Mascalucia ho avuto rapporti anche con Salvatore Mazzaglia, Nino u calcagno, Mirko Casesa e Salvuccio Puglisi. Mazzaglia – racconta Navarria – è quello che comanda a Nicolosi. So che lui e suo figlio Giovanni trafficano stupefacenti e sono molto legati anche al clan Assinata di Paternò”. Gli affari di droga del gruppo sono emersi nel blitz Overtrade, eseguito qualche mese fa sempre dai carabinieri.
Mirko Presti racconta che prima che il boss di Belpasso uscisse dal carcere Alfio Carciotto convoco lui e suo fratello Gianluca per dirgli “che Navarria avrebbe assunto il comando”. Gianluca Presti fa altri nomi: parla di Vito Romeo, ma anche di “due ragazzi che chiamano i “gemellini” di cui uno si chiama Alessandro che ha fatto con noi delle rapine ed uno di cui non ricordo il nome e che è fratello e che ha partecipato a un incontro tra il nostro gruppo e Vito Romeo”. E pare proprio che stia parlando dei fratelli Alessandro e Salvatore Bonanno. Quest’ultimo nel 2017 diventa pentito. E lui fornisce un particolare su Fabio Cantone. “Ho sentito in carcere che attualmente si trova agli arresti domiciliari e che si era allontanato dal gruppo”. Vedremo cosa emergerà dagli interrogatori di garanzia che si svolgeranno nei prossimi giorni.