GELA (CALTANISSETTA) – Si sblocca, nella raffineria di Gela, il pacchetto di investimenti per 700 milioni di euro già programmati per la trasformazione a gasolio di alcune linee di produzione ma che nuove restrizioni ministeriali sul limite delle emissioni inquinanti avevano di fatto bloccato, in attesa di una sentenza del Tar di Palermo, al quale l’azienda si era nel frattempo appellata, senza richiesta di sospensiva. Ancor prima della sentenza del tribunale amministrativo, Eni e ministero per l’Ambiente hanno raggiunto un’intesa di massima sulla determinazione delle nuove quote di biossido di zolfo (SO2) che gli impianti gelesi potranno immettere in atmosfera durante la produzione di energia elettrica. L’ha reso noto oggi l’amministratore delegato della Raffineria di Gela, Bernardo Casa, intervenendo al congresso provinciale della Filctem, il sindacato dei chimici e dell’energia della Cgil.
Casa ha detto che è stata accettata la proposta avanzata da Eni e Confindustria di non considerare la raffineria di Gela né interamente utilizzatrice dell’elettricità, che produce nella sua centrale, dove si brucia pet-coke, né interamente esportatrice di corrente; ma di procedere alla determinazione di “una media ponderata in relazione all’energia che viene utilizzata per uso interno (70%) e a quella che viene ceduta alla rete esterna (30%)”, rientrando così nei valori di 700-800 normal metri cubi di SO2 che già adesso è in grado di rispettare. L’ottimismo di queste ore trova riscontro per alcuni anche in una nota dell’ufficio stampa dell’Eni che comunica l’avvenuta aggiudicazione della “gara per l’assegnazione dei contratti-quadro per lavori meccanici all’interno della Raffineria di Gela per un valore complessivo di 40 milioni di euro e per una durata di tre anni”, nel rispetto dei protocolli di legalità del 2007 e del protocollo d’intesa siglato nel 2012 a Caltanissetta per la tutela livelli occupazionali nell’indotto.