PALERMO – “Gli assessori saranno politici eletti e competenti della materia”. La linea di Renato Schifani rimane invariata. Lo ha ribadito nel corso dell’incontro di ieri con il gruppo di Forza Italia all’Ars. Alla riunione “interlocutoria” hanno preso parte i deputati eletti (compreso Tommaso Calderone contestualmente eletto alla Camera dei deputati e Margherita La Rocca Ruvolo in videocall perché fuori Palermo), il coordinatore regionale Gianfranco Miccichè e il deputato nazionale Giorgio Mulè.
Tra gli azzurri c’era anche l’ex assessore Bernadette Grasso, prima dei non eletti nella lista di Messina pronta a subentrare a Sala d’Ercole al posto di Tommaso Calderone. Non c’era invece Francesco Cascio, che vive una situazione analoga a Palermo come primo dei non eletti. Il volto storico dei berluscones palermitani farebbe il suo ingresso all’Ars in caso di rinuncia dello scranno da parte del coordinatore Gianfranco Miccichè.
Al netto dei rumors che danno l’ex presidente dell’Ars con le valigie in mano pronto a staccare il biglietto per Roma, il fatto fa comunque pensare. E c’è chi è pronto a scommettere che, considerando i tempi della legge, l’ex presidente dell’Ars rimarrà a Palermo fino all’ultimo giorno utile, magari giocandosi la partita del bis (e sparigliando le carte alla maggioranza). Questo scenario apocalittico provocherebbe però un conflitto realisticamente insanabile con il presidente Schifani che non gliela farebbe passare. Il chiodo fisso del presidente resta il rigore istituzionale. Nel corso dell’incontro Schifani pur ascoltando tutti gli interlocutori non ha fatto passi indietro sui criteri da utilizzare nella scelta degli assessori. L’orientamento di massima è di assegnare tre assessori a Forza Italia e tre a Fratelli d’Italia (che però al tavolo bilaterale previsto per oggi pomeriggio ne chiederà quattro) coinvolgendo anche i partiti più piccoli.
Miccichè, dal canto suo, avrebbe tentato di fare valere il criterio della scelta di scuderia (privilegiando i big azzurri a prescindere dal fatto che siano o meno eletti all’Ars), ma soprattutto ha invitato tutti a prendere decisioni all’insegna della condivisione e senza commettere “gli errori fatti da qualche altro presidente” (leggi Nello Musumeci). E i nomi? “Non abbiamo parlato di nomi”, giurano e spergiurano i presenti. A taccuini chiusi però qualcuno si sbottona. Miccichè vorrebbe piazzare in giunta Michele Mancuso, Nicola D’Agostino e l‘uscente Tony Scilla (che però non risponde al criterio del deputato eletto) e sbarrare la strada dal rivale Marco Falcone (che voci insistenti vorrebbero già con un piede dentro la squadra di governo). Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo una mediazione complessiva che dovrà tenere conto di numerose variabili di tipo partitico, territoriale e di genere (vedi le 4 donne in giunte previste dalla legge). Senza contare il fatto che se il coordinatore azzurro dovesse optare per lo scranno romano anche Francesco Cascio rientrerebbe nella partita. Schlüsseldienst Bremen sta seguendo gli ulteriori sviluppi.