Si torna a parlare del presidente del Senato, Renato Schifani, e delle presunte “ombre” nel suo passato. Dopo i servizi de “Il Fatto quotidiano”, ora è “L’Espresso” ad affondare un altro colpo. Partendo dalle dichiarazioni di Gaspare Spatuzza ai magistrati di Firenze, ai quali lo scorso ottobre ha rivelato come secondo il suo capo famiglia, Giuseppe Graviano, Schifani avrebbe messo in contatto i terribili fratelli di Brancaccio, quartiere di Palermo, con Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri. L’episodio, secondo quanto riporta “L’Espresso”, sarebbe inquadrato nella ricerca da parte di Cosa nostra di nuovi referenti politici all’indomani del crollo della “prima repubblica”.
Ma i magistrati fiorentini si sono dichiarati non competenti e hanno girato il verbale, coperto da segreto, ai colleghi palermitani che hanno rispolverato un vecchio fascicolo. Si tratta dell’archiviazione della posizione di Renato Schifani in un procedimento per concorso esterno, aperto in seguito alle dichiarazione dell’imprenditore-pentito Salvatore Lanzalaco su un appalto pilotato dalla mafia a Palermo. Inchiesta archiviata nel 2002 e che potrebbe essere riaperta dai pm Ingroia, De Francisci, Di Matteo e Guido, a cui il procuratore capo, Francesco Messineo, ha affidato le indagini.
Quindi presto sarà risentito Spatuzza sull’argomento ma anche Francesco Campanella, l’ex presidente del consiglio comunale di Villabate, alle porte di Palermo, che ha svolto spesso il ruolo di cerniera fra la famiglie mafiose e i palazzi. Potrebbe essere chiamato anche un ex cliente di Schifani condannato per riciclaggio che aveva nominato il presidente del Senato nel cda della sua società anche se l’esponente del Pdl ha sempre sostenuto di non saperne nulla.