Uomo di lettere. Pensatore originale, dissidente e libero. Leonardo Sciascia, di cui l’8 gennaio ricorrerà il centenario della nascita, non amava essere definito intellettuale, nei fatti però lo era. Se ne può raccontare il percorso letterario, quello politico, quello civico. Strade percorse, storie raccontate. Alcune più, altre meno. C’è anche la storia di Sciascia antologista, che mette assieme il suo profilo di insegnante, studioso e intellettuale appunto. E quella di parlamentare.
Il maestro di Regalpetra si trasferisce a Palermo nel 1967. E in quei mesi esce la sua prima raccolta, curata assieme a Salvatore Guglielmino. Si chiama Narratori di Sicilia, per i tipi della casa editrice Mursia.
La seconda raccolta è invece un’antologia scolastica, L’età e le età. La pubblica all’inizio degli anni ’80, con Giuseppe Passarello e Susi Siino. L’editore è palermitano, Giovan Battista Palumbo, ma la cosa più interessante sono gli anni in cui lavora a quella pubblicazione per le scuole medie. Siamo esattamente a cavallo fra l’esperienza in Consiglio comunale da indipendente con il Pci, e quella alla Camera dei deputati con il Partito radicale. Diversi anni dopo Passarello racconta alcuni episodi di quel periodo. Gli incontri con Occhetto prima e Pannella poi. I carteggi spigolosi con Pajetta. Le riflessioni di Sciascia deputato.
Il primo aneddoto però è il rapporto con i luoghi. Leonardo Sciascia nella sua Racalmuto percorre strade e marciapiedi con una ritualità quasi ritmica. Lo descrivono le foto, oltre alle testimonianze degli amici. E lo descrive anche la sua statua di bronzo che si trova in corso Garibaldi, a pochi metri dal Circolo Unione. Verticale e a misura d’uomo, rappresenta lo scrittore racalmutese nel suo quotidiano, in movimento.
Quel quotidiano lo costruisce anche a Palermo. Dove uno dei tragitti che preferisce è quello che lo porta da casa a via Siracusa, dove è di stanza l’editore Sellerio. Sciascia parte dall’appartamento che affaccia su Villa Sperlinga, proseguendo su via Libertà, quindi lungo passa per Villa Pajno. Poco più avanti il Giardino Inglese, piazza Croci e infine la casa editrice.
Proprio da Sellerio un giorno lo cerca Marco Pannella. È il 26 aprile 1979. Siamo alla vigilia delle elezioni: Sciascia si presenterà in lista sia per le Politiche sia per le Europee. Pannella lo ha già convinto, corteggiandolo e trovando una condivisione di posizione politica “sulla linea garantista e umanitaria assunta nella vicenda Moro”, raccontano a via di Torre Argentina. Lo scrittore non sarà l’unico proveniente dal Pci a candidarsi coi radicali. Viene eletto, ma nel frattempo continua a scrivere e a curare L’eta e le età. La cui prefazione nasce proprio durante una seduta parlamentare, in una giornata sonnacchiosa in cui è plastica la difficoltà dello scrittore a interpretare il ruolo di politico. Definisce “mediocri” i suoi colleghi deputati, proprio in un colloquio privato con Giuseppe Passarello, raccontato più di vent’anni dopo.
In realtà lo scrittore non è fra i più presenti a Montecitorio, ma ha un approccio battagliero. E il suo gruppo parlamentare è senza dubbio il più vivace: i radicali cambiano linguaggi e approcci parlamentari. Nella prima seduta decidono di candidare proprio Sciascia a presidente della Camera, ottiene 33 voti. Poi presenta da cofirmatario un miglialio di interrogazioni e una cinquantina di proposte di legge. Una sola sarà a sua prima firma: “norme a tutela della pubblica incolumità nelle attività di ricerca, estrazione e utilizzazione delle acque sotterranee”. A poche settimane dal drammatico episodio di Vermicino.
Pian piano Sciascia si avvicina ai socialisti: nel 1981 è nella delegazione radicale che si reca al congresso del Psi. Nel 1985 annuncia che alle Amministrative voterà socialista, l’anno dopo Bettino Craxi si reca a Siracusa per una visita istituzionale. Decide di fare altri duecento chilometri per andare a trovare Sciascia nella sua casa di campagna. Un incontro privato ma nei fatti pubblico, a uso e consumo della stampa. A dimostrazione di una vicinanza, di un sodalizio. Manda anche un messaggio al congresso socialista, rammaricandosi di non essere riuscito a partecipare. Viene intervistato dall’Avanti! pochi mesi prima di morire, sostenendo la proposta del segretario di abolire il voto segreto.
I suoi ultimi appelli sono però da intellettuale senza etichette: nell’agosto 1988 a sostegno di Adriano Sofri e nel gennaio 1989 – assieme a Dario Fo e a tanti altri – per promuovere una lista unitaria fra verdi, radicali e demoproletari alle Europee. L’ultimo Leonardo Sciascia è un convinto ambientalista.