Sconfitta amara come il fondo di un caffè bruciato, ma non immeritata. L’assedio del Napoli prende corpo e si addensa minaccioso alla fine. Il Palermo non esce dalla sua metacampo. E’ un inferno. Nuca, tibia, naso. Il gol di Maggio, all’ultimo respiro, è una stilettata che fa malissimo. Cavani (ahinoi, grandissimo) scatta sul filo del fuorigioco, servizio a Maggio in posizione regolare: tocco scomposto, ma gol. Mazzarri, che pare un barbiere di Mergellina, si mette le mani nella folta chioma ed esulta. Rossi mastica nervosamente la sua gum, pensando a un Palermo apparso troppo rinunciatario, troppo timido, il lontano parente del Palermo che conosciamo e che apprezziamo.
I rosa, con la difesa a tre, hanno badato soprattutto a controllare, per tentare la ripartenza nel cuore della difesa del Ciuccio: queste ultime sono arrivate col contagocce. Primo tempo equlibrato con conclusioni sporadiche e il Mazzarri Team col pallino del gioco. Secondo tempo con i partenopei in cattedra e il Palermo asserragliato nel fortino. L’attacco non ha funzionato, Pastore ha patito una infelicissima serata. Se non fosse stato per Sirigu… Totò è stato semplicemente magnifico. Solo la sua bravura ha retto la baracca, con voli e guizzi. Fino ai maledetti minuti finali. Occasioni azzurre a ripetizione, il gol di Maggio sul gong, dopo un contropiede sbagliato dal Palermo. E’ giusto così.