PALERMO – La Regione bacchetta la Rap e la società del Comune di Palermo risponde a tono. Il tema dei rifiuti continua a tenere banco in Sicilia, con l’ennesimo botta e risposta tra l’assessorato regionale e la Partecipata che nel capoluogo si occupa della raccolta dell’immondizia.
Tema dello scontro, stavolta, è l’uso del Tmb di Bellolampo, ossia dell’impianto per il Trattamento meccanico biologico costruito dalla Regione nella discarica cittadina: un’apparecchiatura costata milioni di euro che consente, tra le altre cose, di biostabilizzare l’organico, cioè quella parte dei rifiuti (per lo più residui di cibo e di potature) che emana cattivi odori e con la pioggia produce percolato. Il Tmb ha due sezioni: una per l’indifferenziato, con cui l’impianto separa il secco (carta, plastica, ferro) dall’organico che viene così stabilizzato; una invece per l’organico frutto della raccolta differenziata, quindi “puro”, che diviene così concime naturale.
Tutto perfetto se non fosse che, come emerso in una riunione dello scorso 20 luglio qualcosa si è inceppato: le celle sono usate solo per l’indifferenziato, mentre l’organico viene smaltito altrove. Una situazione che la Regione il 10 agosto ha messo nero su bianco in una nota inviata ai comuni dell’area metropolitana di Palermo, ma anche alle Procure di Palermo e Trapani.
“La Rap – scrive il dirigente generale Salvo Cocina – non utilizza le quattro celle dell’impianto di compostaggio di Bellolampo per le finalità per le quali erano state realizzate, mentre depone ancora Rsu (rifiuti solidi urbani, ndr) indifferenziato e conferisce il proprio umido a Sicilfert di Marsala”. Sicilfert che, dice la Regione nella nota inviata anche alle Procure, avrebbe accolto i rifiuti della sola Palermo, costringendo gli altri comuni dell’area a ripiegare su piattaforme intermedie o su altri impianti del Catanese, con un aumento dei costi.
La Regione punta il dito contro la Rap, dal momento che la situazione sarebbe frutto della scarsa raccolta differenziata in città. “L’uso improprio delle celle di compostaggio per la biostabilizzazione del sottovaglio umido da indifferenziato – si legge nella nota – è dovuto al notevole flusso di indifferenziato che ancora non accenna a diminuire e causato dalla carente raccolta differenziata della città di Palermo”. Se la Rap usasse invece il Tmb nel modo corretto, invece, potrebbe smaltire in “casa” il proprio organico, consentendo agli altri comuni di tornare a Marsala. E se il Comune il 20 luglio si era impegnato a valutare questa possibilità, il 10 agosto la Regione scrive di non aver avuto alcun riscontro.
“La Regione arriva in ritardo – replica però il presidente della Rap, Giuseppe Norata -. Ho già dato disposizione che le celle vengano liberate per non essere utilizzate in modo improprio e ci riusciremo entro settembre, non andando più a Marsala, ma vorrei ricordare che se abbiamo usato in quel modo il Tmb è stato proprio su indicazione della Regione. Insomma, delle due l’una. Ovviamente l’impianto soddisferà anzitutto il fabbisogno di Palermo che, con la differenziata, aumenterà, ma se ci sarà spazio saremo pronti ad accogliere anche altri comuni”.
Ma il problema dei rifiuti non riguarda solo Palermo. L’assessorato, il 17 agosto, ha infatti inviato una nota a tutti i comuni e gli impianti della Sicilia per affrontare il problema dei “sovvalli”. La differenziata nell’Isola, passata dal 20 al 30%, è ancora troppo poca, il che provoca un grande afflusso di indifferenziato nei Tmb e nelle discariche ormai piene, ma crea comunque alcune criticità. Gli impianti di recupero, dove i comuni portano la differenziata, non sanno più dove mettere gli scarti di produzione, cioè i “sovvalli”, dal momento che non si trovano impianti di smaltimento disponibili a riceverli, al netto di Siculiana: l’impianto non riceve rifiuti “classici”, in attesa del Tmb, ma solo i sovvalli per andare in soccorso dei comuni.
Il risultato è che gli impianti che si occupano di differenziata hanno accumulato troppi scarti e, non sapendo come smaltirli, hanno tirato il freno, con la conseguenza che accettano meno differenziata dai comuni che non sanno, a questo punto, che pesci prendere. Insomma da un lato i comuni dovrebbero fare più differenziata ma, dall’altro, se lo facessero non saprebbero dove portarla. Inoltre i sovvalli, composti per lo più da plastica e legno, sono a rischio incendi.
I comuni più in difficoltà sono quelli della parte occidentale dell’Isola, ossia il Palermitano, il Trapanese e l’Agrigentino, visto che buona parte degli impianti è nella zona sud-orientale della Regione, specie nella zona di Catania. La Sicilia sta provando a correre ai ripari: a inizio 2018 hanno aperto i battenti due impianti a Catania e Collesano, a settembre toccherà a Ragusa e a Polizzi Generosa-Tremonzelli, mentre sarà potenziato un sito privato di Catania; due sono previsti a Casteltermini e Vittoria e altri sorgeranno nel Messinese, così come alcuni privati sono stati autorizzati o sono già in costruzione (vedi Custonaci). Quando saranno tutti attivi gli impianti potranno assorbire un aumento della differenziata fino al 45%, ma al momento l’emergenza dei sovvalli resta, così come quella dei comuni.
L’assessorato, dopo l’ordinanza del presidente della Regione, ha così emanato un decreto per andare in soccorso degli enti locali: discariche e impianti dovranno comunicare quanto spazio hanno ancora e accettare i sovvalli.