PALERMO – A Palermo è scoppiata la guerra della pubblicità. La presenza di un gigantesco manifesto, dieci metri per dieci, davanti al portico della cattedrale ha infatti scatenato in breve tempo un putiferio e soprattutto creato il caos a Palazzo delle Aquile. La giunta Orlando, così, ha deciso di reagire annunciando un atto di indirizzo perché gli uffici – come annuncia una nota ufficiale – verifichino “i monumenti coinvolti, revochino ogni autorizzazione in atto, neghino ogni proroga o deroga e non concedano più alcuna autorizzazione per l’installazione di impianti che arrecano danno all’immagine della città”.
“Vi è un bene che l’amministrazione, tra difficoltà e ostacoli – ha commentato il sindaco Orlando -ha il dovere di tutelare: quello del decoro complessivo della città e della sua immagine, non solo per ovvi ed evidenti motivi storici, culturali e civili ma anche per le inevitabili ripercussioni negative che un danno d’immagine comporta all’economia cittadina. Abbiamo candidato alcuni monumenti della nostra città e della nostra provincia, tra cui anche la Cattedrale, a diventare Patrimonio dell’Unesco e la città è candidata ad essere Capitale della Cultura. Sono obiettivi per cui ci stiamo impegnando e che se raggiunti avranno una enorme ricaduta positiva sulla qualita’ della vita, sul turismo e sull’economia della città”.
Dalle verifiche effettuate al Suap, però, è emerso che l’autorizzazione rilasciata alla Vat srl era in piena regola: c’era il benestare della Curia, ovvero del proprietario del bene, e anche quello della Sovrintendenza. Inoltre, ed è qui il problema, l’attuale regolamento sulla pubblicità (datato 1999 e aggiornato con una delibera di giunta nel 2006) non prevede alcun divieto circa la pubblicità sui monumenti. Insomma, spiegano dagli uffici, quell’autorizzazione andava data e non c’era alcun modo di negarla. Sarà anche per questo che Orlando ha annunciato l’armonizzazione degli atti amministrativi e dei regolamenti. “Se a Palermo vi è una norma approvata dalla precedente Amministrazione che rende possibile deturpare l’immagine di un monumento, sia esso piccolo o grande, di maggiore o minor valore, quella norma va immediatamente modificata e comunque mai interpretata e applicata in dispregio di beni coinvolti”, ha aggiunto Orlando.
Peccato, però, che anche questo potrebbe non bastare. Un atto di indirizzo, infatti, potrebbe non essere sufficiente a superare un regolamento, il che renderebbe necessaria una modifica al regolamento stesso o addirittura un nuovo regolamento; e comunque ogni azione non potrebbe in alcun modo avere effetto retroattivo. In parole povere, il manifesto resterà sul portico della cattedrale fino al 30 settembre (l’autorizzazione infatti vale per un mese) e il Comune non potrà rimuoverlo a meno di non essere pronto a rispondere di un’eventuale richiesta di risarcimento danni. “Mi riservo di porre in essere le determinazioni più opportune – dice la dirigente del Suap, Maria Mandalà – dopo aver letto l’atto di indirizzo, nel rispetto della legge e con l’obiettivo di perseguire gli obiettivi indicati dall’amministrazione”. Il Comune, comunque, potrebbe rifarsi anche a un precedente del comune di Firenze che al momento è allo studio dell’Avvocatura.
La Vat, comunque, ha già fatto sapere di avere tutte le carte in regola. Potrebbe anche non essere intenzionata a rimuovere il manifesto, quindi, e anche se Fastweb dovesse decidere di smontarlo per evitare un ritorno negativo d’immagine, la concessionaria potrebbe comunque vendere lo spazio ad altri operatori commerciali. “In questo momento stiamo valutando cosa fare – spiegano dall’ufficio stampa di Fastweb – ci è stato offerto questo spazio così come altri. Siamo orientati a mantenerlo, a meno che il Comune non ci chieda altrimenti e quindi opteremo per altre soluzioni. Abbiamo comunque avuto rassicurazioni che parte dei proventi saranno destinati al finanziamento del restauro della cattedrale. Stiamo effettuando un importante investimento a Palermo per portare la fibra ottica dalle centrali agli armadi stradali, il che consentirà di navigare sul web a una velocità di 100 mega al secondo”. E proprio un investimento così cospicuo, che a breve sarà ufficialmente presentato anche alla stampa, potrebbe indurre Fastweb a preferire soluzioni alternative per evitare ritorni negativi d’immagine che potrebbero compromettere l’operazione commerciale. E non è detto che lo stesso timore non possa convincere anche altri a declinare l’offerta.
E il nuovo regolamento sulla pubblicità? “L’assessore Marco Di Marco – spiega il presidente della commissione Attività produttive, Paolo Caracausi – ci ha comunicato la scorsa settimana che gli uffici stanno ancora elaborando le norme transitorie, e abbiamo chiesto di far presto per evitare casi simili anche in futuro”.