PALERMO – La circolare con cui l’ex ministro dell’Interno Vincenzo Scotti, il 20 marzo del ’92, lanciò l’allarme di un pericolo attentati di Cosa Nostra in Italia è stata al centro della deposizione dell’ex politico Dc, citato a testimoniare al processo sulla trattativa Stato-mafia in corso davanti alla corte d’assise di Palermo. Dopo l’omicidio dell’eurodeputato Salvo Lima, ucciso a Palermo il 12 marzo ’92, sulla scorta di una serie di segnalazioni di forze di polizia e dei Servizi Scotti e l’allora capo della polizia Vincenzo Parisi decisero si segnalare, tramite una circolare alle prefetture il rischio di un imminente piano di destabilizzazione ideato dalla criminalità organizzata. Qualche giorno prima Scotti aveva lanciato l’allarme della possibilità di “cadaveri eccellenti” davanti alla Commissione antimafia.
“In quell’occasione – ha raccontato l’ex ministro – misi la commissione davanti alla scelta se andare allo scontro frontale con la criminalità organizzata o convivere con essa”. “La notizia della circolare alle prefetture – ha aggiunto – venne resa pubblica dal Corriere della sera e divenne un problema politico, per cui io fui chiamato a riferirne in parlamento”. Ma l’allarme di Scotti fu accolto in modo tiepido e Andreotti addirittura parlò di “patacca”. Scotti ha poi ricordato i provvedimenti antimafia presi dai governi di cui fece parte da ministro dell’Interno: dalla legislazione sui pentiti a quella sul riciclaggio e la confisca dei beni, fino al decreto sul 41 bis “la cui conversione – ha spiegato – fu molto travagliata”.