PALERMO – Cambiano le modalità di reclutamento e formazione degli insegnanti: nuova trafila per gli aspiranti professori delle scuole medie e superiori. Chi vuole diventare insegnante dovrà deciderlo già all’Università passando sempre dalla fase concorsuale. La formazione iniziale terminerà con un periodo di tirocinio nelle scuole con prova finale. I concorsi avranno cadenza annuale per la copertura delle cattedre vacanti.
Per l’ennesima volta, la sesta volta in vent’anni, è in corso una riforma che riguarda il reclutamento e la formazione degli insegnanti. Nel Decreto Pnrr 2 è entrato anche il “pacchetto scuola”, previsto dal Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. Il testo per diventare legge dovrà passare al vaglio del Parlamento, la riforma dovrà arrivare al traguardo entro giugno.
Dubbi e malumori circolano nel mondo della scuola. Tante le perplessità circa la struttura del nuovo percorso abilitante che consente di accedere al concorso per diventare insegnante. Tra le incognite restano i crediti formativi. Con la riforma chi vorrà sedere in cattedra dovrà acquisire sessanta crediti. Addio quindi ai ventiquattro Cfu introdotti nel 2017. Sull’argomento c’è molta preoccupazione, soprattutto da parte degli aspiranti insegnanti che li hanno acquisiti con investimento di tempo e denaro e non sanno come saranno utilizzati. Al momento non è stato specificato dal ministero se possono in qualche modo recuperarli integralmente o in parte.
Una riforma, peraltro, che non piace ai sindacati. Si registra un no convinto da parte della Flc CGIL, il segretario Fabio Cirino contesta il mancato confronto tra le parti. “Siamo dispiaciuti e contrariati – commenta – perché è una riforma calata dall’alto come avviene ormai da qualche tempo. L’assenza di confronto è un fatto grave. Si riforma la formazione invece di affrontare i problemi reali della scuola. Il governo pensa di aver semplificato in realtà sta solo complicando le cose. Bisogna investire nel settore – aggiunge – non solo cambiare ripetutamente i requisiti. È una classe di lavoratori precari e stanchi. Noi – termina – faremo sentire comunque la nostra voce e proporremo soluzioni”.