Cioè no scusatemi, chiude veramente la Cuba? Perché se è così ditelo subito che ci mettiamo tutti l’anima in pace. Noi e tutti i finto-miliardari di Palermo che aspettano il fine settimana per far vedere al mondo quanto possono essere fighi. Le possibili reazioni ad una chiusura definitiva dell’equivalente nostrano (parri cu iddi) della Capannina di Sapore di Mare sarebbero le più varie.
Si andrebbe da chi se ne sta bellamente fregando, magari provando anche una puntina di prio, a chi tra sgomento e smarrimento sarebbe alla ricerca di un nuovo locale-vetrina in cui dare il meglio di sé. Tutti i supereroi della città e le loro delicatissime ladies ad esempio, in questo weekend di temuto lutto, saranno rimasti a casa con la lacrimuccia in pizzo a non parlare d’altro. Sì perché la Cuba è un po’ la loro tana, il loro porto sicuro, il posto in cui con soli 200 euro a testa puoi mangiare e bere mentre intanto decine di persone ti ammuttano piacevolmente la sedia perché devono ballare quasi in braccio a te che stai addentando la tagliata. Perché è così che si ragiona alla “Cubba”, sì con due B.
La Cuba è il fulcro indiscusso della joie de vivre di giovani e meno giovani che c’hanno a’ pila. Prenotare un tavolo per la serata del venerdì è uno status symbol che “che te lo dico a fare”, e dietro c’è una preparazione degna della notte degli Oscar. Gli abbronzatissimi uomini, che sfoggiano il look “sfavillante senza impegno” (parri cu iddi sempre) passano a farsi una lampada dopo pranzo, poi si fanno leccare i capelli da una mucca, poi manicure, poi prendono il Suv o la spiderina, a volte noleggiati per il weekend, e si mettono in coda per entrare nei negozi tochi attendendo il calar della notte. Come i gufi.
Le “modelle mancate” invece, dopo aver visto e commentato la puntata di Uomini&Donne si tolgono la pinza di plastica fuxia e si aggiustano le extentions, allungano la french manicure di quattro centimetri, si addobbano tutte tipo alberi di Natale e con la borsa finta più grande che trovano si mettono buone buone ad aspettare il clacson del Suv di cui sopra, per scendere ed andarsi a divertire. Ballando sui tavoli come le veline, anzi direi velone.
Loro sono bellissimi e non devono lavorare per vivere perché vengono da famiglie dalle mille possibilità economiche, sempre allegri, senza problemi, sono principi e principesse che possono permettersi ogni capriccio e chi di noi non li ha visti in tutta la loro classe, mentre, masticando chewingum a bocca aperta e fumano, ordinano enormi piatti di sushi insieme al Vodka Sour? Ovviamente griffati dalla testa ai piedi che quasi quasi sospetto abbiano un’etichetta tatuata da qualche parte sulle chiappe. Che invidia, vero?
A fasi alterne, in giorni non sospetti tipo il mercoledì, o forse grazie all’ouverture di discoteche che richiamano tutta la allegra compagnia, la Cuba è gradita meta anche per gente più modesta, cioè persone che non saranno mai all’altezza, che non hanno la necessità di spendere trecento euro per un paio di jeans ogni settimana perché non ci fa niente se ti vedono due volte con lo stesso vestito insomma.
Se le voci, come sempre a Palermo opposte a livelli preoccupanti, fossero vere, il problema finale si presenterebbe per noi gente normale che dovremmo tenerci pronti a digerire insieme al buon vino flotte di borse finte, trucco pesante e pantaloni bianchi che avanzerebbero nelle retrovie, nei localini senza troppe pretese che ti danno la possibilità di passarti una serata senza che tu ti senta a una sfilata. Sfilata si, però di totani.
Comunque diciamolo, alla fine la “Cubba” è un bel posticino. Mentre passeggiavo, in quella drammatica mattina in cui si è sparsa la notizia, ho sentito una signorina bardata tipo Santa Rosalia dire al fidanzato in total look bianco ghiaccio (scarpe comprese): “Giò, t’ummaggini? ccioè mi chiudono la cubba e io adesso la festa di lauria dove la faccio?” Risponde lui, flemmatico come un cinghiale in calore: “’inchià amò, meno male invece se avrebbero stato aperti io a mmio padre alla cubba non ce lo porto, e se incoccio qualcuno? ‘inchia mala fiùra!” Ribatte la duchessa: “Giò raggione hai, ricordati come i camerieri taliavano gli invitati di Nancy…”
Non posso assolutamente non chiedermi, se dovesse realmente verificarsi una simile tragedia, dove andrà ad ordinare coktails colorati e a sfoggiare stivaloni a punta questa mandria di poveri, correggo miliardari, figli della palermobbene, talmente bene che si vergogna di esserlo.