* Sui giornali di questi giorni è comparsa la notizia che la siccità potrebbe bloccare i cantieri ferroviari della linea ad alta capacità (di alta velocità non ne parla più nessuno…) Palermo-Catania-Messina, inclusi quelli a valere sul PNRR, che hanno come tempo limite per il completamento dei lavori la metà del 2026. Ed è subito partito l’allarme di sindacati e imprenditori edili, mentre filtra la notizia dell’ansia, invero parecchio tardiva, della Regione per la gestione dell’emergenza idrica.
I cantieri a rischio sarebbero due, il lotto tra Fiumetorto e Lercara e quello tra Dittaino ed Enna. Lì si stanno assemblando le talpe escavatrici che dovranno realizzare due gallerie, lavori che richiedono grandi quantitativi d’acqua per mantenere la giusta temperatura di lavoro delle gigantesche frese.
Ora, che il problema acqua esista non c’è dubbio. Ma è solo uno dei problemi, prevedibili fin dal principio al di là del fenomeno siccità, che sono stati “oscurati” nell’ottica di un trionfalismo di facciata, valido a fini promozionali ed elettorali, ma che si scontra con una realtà tecnica certamente complessa.
Torniamo indietro di alcuni mesi, a una conferenza stampa tenuta a Palazzo d’Orleans, Presidenza della Regione Siciliana. Al tavolo il presidente Schifani, l’amministratore delegato di Webuild, Salini, ed il presidente di Rete Ferroviaria Italiana, Lo Bosco.
Tema dell’incontro: il collegamento ferroviario Palermo-Catania-Messina. Uno spot elettorale: con questo governo regionale, in perfetta sintonia con il governo nazionale, sta cambiando tutto. Faremo il Ponte, ma anche completeremo in tempi rapidissimi il collegamento ferroviario, formeremo e assumeremo migliaia di giovani, assembleremo, anzi costruiremo in Sicilia le talpe necessarie per scavare le gallerie (in totale 120 km!). Soprattutto: rispetteremo tutte le scadenze, il grosso dell’opera sarà pronto nel 2026. Tra due anni!
Ora, non si può che essere felici che in Sicilia si realizzino importanti investimenti infrastrutturali. Più volte ho manifestato il mio personale apprezzamento per la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina e richiesto che, insieme ad esso, si realizzassero le altre infrastrutture necessarie per evitare che il Ponte rimanesse una cattedrale nel deserto, che si scendesse dal Ponte trovando solo antiche e polverose trazzere immerse nell’immondizia. Personalmente, da ingegnere, non posso che essere orgoglioso che in Sicilia si affrontino sfide tecnologiche di così importante rilevanza.
Ma la realtà non può essere nascosta. Va detta, la verità, con concretezza e serietà.
E allora diciamo che due lotti, ed in particolare il lotto 3 Lercara – Caltanissetta Xirbi ed il lotto 4a Caltanissetta Xirbi – Nuova Enna sono già stati stralciati dal Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (su cui inizialmente gravava gran parte della spesa, circa 787 milioni di euro su poco meno di 3 miliardi) proprio perché la scadenza del 2026 prevista dal Piano non poteva essere rispettata, anche in considerazione del fatto che lo stato di avanzamento dei lavori è ancora a livello di impianto del cantiere e che bisognerà realizzare quasi 13 chilometri di viadotti, 41 chilometri di gallerie e 3 nuove stazioni.
Diciamo anche che per il lotto 6 Bicocca – Catenanuova, il tratto meno impegnativo sia dal punto di vista economico (“soli” 255 Milioni di euro) che dal punto di vista tecnico (niente gallerie, un solo chilometro di viadotti), sono stati necessari quasi sette anni, essendo iniziati i lavori nel 2018, mentre il completamento è previsto nel 2025.
E ancora: per i lotti 4b Nuova Enna – Dittaino e 5 Dittaino – Catenanuova, al momento ancora rimasti a valere sul PNRR, i lavori sono formalmente iniziati nel marzo del 2023, ma sono ancora a livello di impianto del cantiere, mentre bisognerà realizzare nel complesso 9 chilometri di viadotti, quasi 11 chilometri di gallerie e 3 nuove stazioni, per un importo complessivo di 1,3 Miliardi di euro. Anche uno studente al primo anno di Ingegneria Civile capirebbe che la scadenza 2026 è inimmaginabile, anche guardando al confronto con quanto avvenuto per il lotto 6.
Nel calcolo dei tempi necessari va considerato che la costruzione delle gallerie prevede l’impiego di un elevato numero di “talpe”, gigantesche frese che scavano nel terreno. Al momento, come detto in principio, se ne stanno assemblando due, il cui utilizzo richiederà un gigantesco impegno di energia e soprattutto di acqua per il raffreddamento, con impianti di adduzione naturalmente tutti da realizzare. Appunto, il problema che qualcuno sta facendo emergere adesso, associandolo alla siccità…
Insomma, l’opera è oggettivamente molto complessa e sfidante dal punto di vista ingegneristico, anche in considerazione della natura orografica del territorio siciliano che richiede gallerie e viadotti. Ed è importantissima per il futuro della Sicilia, non solo in relazione alla realizzazione del Ponte, ma per assicurare il collegamento ad alta capacità tra le principali città dell’Isola.
Per questo, anche dal punto di vista della comunicazione, l’opera va gestita con competenza e serietà. Niente propaganda, niente spot. E niente ricerca di alibi. (* L’autore è componente dell’esecutivo di Italia Viva)