Se le alleanze complicano le primarie - Live Sicilia

Se le alleanze complicano le primarie

I dilemmi del centrosinistra
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 Il dibattito nel centrosinistra, al fine di individuare un percorso per arrivare alle prossime amministrative palermitane, passando per le primarie, rischia di attorcigliarsi su se stesso. Il tema delle alleanze ha preso il sopravvento. Quello che crea problemi è lo schieramento che sostiene il governo regionale. Lombardo ha detto alcuni mesi addietro, davanti ad un estasiato popolo di marca democratica, che questa coalizione (MPA, PD, FLI, API e UDC) vuole portarla anche negli enti locali, cominciando da Palermo. IDV, Sinistra e Libertà, i movimenti, un pezzo dello stesso PD, vedono come il fumo negli occhi tale prospettiva. L’indisponibilità è venuta fuori nell’assemblea tenutasi il 17 novembre scorso, che ha visto la partecipazione di partiti e movimenti, tranne il PD, e qualche osservatore accreditato dell’MPA. Assemblea che è sembrata la solita preoccupata e assai tardiva chiamata alle armi preelettorale. In quella sede sarebbe stata decisa una data per la conta ai gazebo, il 27 febbraio 2011.

Ma al momento, in realtà, non si capisce che primarie saranno e se si svolgeranno. Per carità, non è che questo strumento risolva tutti i problemi. Però ha questo di buono, mette il silenziatore a tutti i calcoli e le subordinate. E lo fa dando la parola direttamente a quelle persone che non partecipano ai vertici per stabilire chi sta con chi e per che cosa. Momenti dove si finisce per chiedersi chi siamo, dove andiamo e cosa vogliamo, in un girotondo di torsioni e capriole che tolgono il respiro anche ai più pazienti. Molto più semplice adocchiare una data di celebrazione delle primarie vera e condivisa da tutti e farla finita lì. Ma come fare? Nelle primarie milanesi la spinta decisiva è venuta da colui che poi ha vinto. Ha lanciato in un incontro pubblico la candidatura, l’ha supportata con adesioni e ha cominciato a delineare le cose da fare. Gli altri hanno seguito a ruota. Non cominciando a discettare di sigle e alchimie varie. Ma presentando altre tre candidature. A Palermo, anche coloro che già si sono in qualche modo sbilanciati, affermando di volere partecipare alla corsa, si sono, tranne uno, limitati a qualche intervista o a un’indefinita, nel tempo e nello spazio, dichiarazione di disponibilità. Con il risultato di imporre una navigazione a vista.

Il solo Davide Faraone, sabato mattina, ha rotto gli indugi lanciando ufficialmente la propria candidatura, iniziando a raccogliere firme a supporto della stessa e mostrando che tipo di città vorrebbe. Ha annunciato gazebo nei vari quartieri per riprendere contatto con tutta la città. Vedremo se altri contendenti passeranno dalle parole ai fatti. Solo in tal modo le trombe del politichese, di coloro che hanno laceranti mal di pancia o stanno a guardare in attesa di dare la zampata finale, possono non avere l’ultima parola. Si è detto dell’importanza rivestita da Milano nello scacchiere politico nazionale. Stessa cosa si può dire, dall’altra parte dello stivale, per Palermo. Sul perimetro dell’alleanza, poiché è il punto che tiene bloccati, si abbia il coraggio di chiedere ai cittadini cosa ne pensano. Bisogna tenere lontana la tentazione di fare da balia al corpo elettorale. I candidati alle primarie devono rivolgersi a tutto l’elettorato in maniera trasversale.

Una consultazione di questo tipo è diretta agli elettori, non può diventare il campo di battaglia tra i vari capetti delle fazioni partitiche. Coloro che si presenteranno ai gazebo prenderanno atto delle volontà politiche dei competitori e sceglieranno. Perché si vuole complicare una procedura semplice e in genere molto partecipata e apprezzata? Se a un elettore non piace il candidato che vuole portare la maggioranza regionale a Palazzo delle Aquile, non lo voterà. Ci sarà qualche altra candidatura che gli proporrà qualcosa di diverso. E poi una terza o una quarta che aumenteranno le possibilità di scelta. Se le primarie sono davvero una cosa seria, e non una messinscena a favore di telecamera, devono essere un rischio per tutti. Non ci si può riempire la bocca parlando di democrazia partecipata e poi non fornire al corpo elettorale una vera possibilità di scelta. E’ inutile teorizzare primarie aperte e poi concretamente rinchiuderle nello sgabuzzino.

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