"Seguendo i soldi" della mafia: le intercettazioni in carcere - Live Sicilia

“Seguendo i soldi” della mafia: le intercettazioni in carcere

Il boss del clan Scalisi, Pippo Scarvaglieri, detta 'le regole' degli affari imprenditoriali da dietro le sbarre

CATANIA – I Santapaola sono gli specialisti dell’imprenditoria mafiosa. Nitto è il boss che ha saputo ingraziarsi imprenditori ed esponenti delle Istituzioni. Alla lupara, molte volte, preferiva la stretta di mano. Perché con la diplomazia (mafiosa) si otteneva – a livello economico e finanziario – molto di più che con gli spari. Il fuoco e gli omicidi servivano invece per garantire paura e disciplina, fuori e dentro la ‘famiglia’ mafiosa. Ma la voglia di fare di fare il salto finanziario ha contagiato anche i clan che operano fuori da Cosa nostra siciliana. L’operazione Follow the money della Guardia di Finanza ha azzerato il portafoglio imprenditoriale di Giuseppe Scarvaglieri, l’autorità suprema – come lo dipinge un pentito – della cosca Scalisi di Adrano. I referenti territoriali dei famigerati Laudani. 

Le fiamme gialle hanno fotografato ‘gli investimenti’ del boss (anche al nord Italia) attraverso il Salvatore Calcagno e Antonio e Francesco Siverino. Quest’ultimi molto affermati nel settore della logistica e dei trasporti. Alcuni input investigativi arrivano dai collaboratori di giustizia che in questi ultimi anni hanno vuotato il sacco ai magistrati raccontando i segreti della mafia nei comuni del triangolo della morte. E tra i segreti svelati ci sono anche gli affari economici del capomafia di Adrano, che nonostante il carcere sarebbe stato capace di dire la sua nella gestione del clan. 

Sono proprio le intercettazioni durante i colloqui carcerari a Sulmona – con i Siverino e Calcagno – i semi della poderosa indagine della Guardia di Finanza. 

Mancano pochi giorni alla creazione della “Sive Group Srl”, quando Francesco Siverino e Salvatore Calcagno vanno a trovare Scarvaglieri in carcere. Precisamente è il 7 maggio 2016. Una serie di convenevoli e poi il boss va dritto al sodo: qualsiasi “problema” o “discussione” ci avrebbe pensato lui a risolverli. 

Scarvaglieri: Allora. Mi ha fatto piacere. Ah, una cosa ti volevo dire, qualsiasi cosa qualsiasi cosa prendi l’aereo e vieni a fare i colloqui. Nel senso se c’è qualche problema, una discussione con uno come noi … cristiani…

Sivirino: ma no…

Scarvalglieri: ti sto dicendo, ti sto dicendo cose… ti prendi l’aereo e vieni da zio

Sivirino: sì, sì

Scarvaglieri: che io ci sono… è come se sono presente, va bene bello?

Poco dopo, Scarvaglieri manda i saluti a uno storico esponente del clan.

“…eh che ti stavo dicendo? Se c’è l’occasione salutami l’Africano (Carmelo Pavone, boss di Acireale dei Laudani, ndr). 

Sivirino risponde: “Ti manda a salutare lui, non te lo stavo dicendo per (indica la telecamera, ndr) per essere più…”

Nel 2017, Scarvaglieri discute con suo fratello Antonio. E rimproverandolo per la sua ‘inerzia’ nella gestione delle attività economiche, evidenzia come ha dovuto farle gestire a persone “con le carte in regola”. “Io quando ho intrapreso quell’attività.. io non volevo… a te da vent’anni che lo dico “facciamo quest’attività”. Siccome ti vedo passivo… Però c’è da dire che lui aveva magari licenze, carte in regola…”. Per la Guardia di Finanza i personaggi con le carte in regola non sono altro che i Siverino. 

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