04 Maggio 2015, 15:21
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CATANIA – “Tu sei un musulmano, catanese e italiano; devi partecipare alla vita pubblica di questo paese”. E’ l’appello del vice presidente del parlamento tunisino, Abdelfattah Mourou, alla conferenza della Comunità islamica di Sicilia che si è svolta ieri nel centro fieristico le Ciminiere. “Se volete che i vostri diritti vengano riconosciuti – ha aggiunto – impegnatevi e partecipate in politica. Nessuno lavorerà per il riconoscimento dei vostri diritti se non vi impegnerete in prima persona. Partecipate alla formazione delle leggi, e fate che l’Italia sia un paese più a misura di musulmano”.
Donne e bambini da una parte, uomini dall’altra. Tutte fasciate dal tradizionale hijab, il velo usato dalle donne musulmane per coprire il capo e il viso. Due di loro addirittura indossavano il niqab, quel velo che lascia solo una fessura all’altezza degli occhi. Lingua usata arabo, con un servizio di traduzione simultanea in italiano. Al-Jazeera è in diretta live. Ospiti d’eccezione: il leader siriano in esilio a Londra Ali Sadreddine, e Al Bayanoumi, l’ex ministro dell’industria algerino e presidente Algerian Economic Club. In sala anche il “sapiente”(così veniva titolato) Mohammad Al Yamani, professore della King University dell’Arabia Saudita.
Insomma, il centro è gremito di persone. E per pranzo, un servizio di catering con primo e secondo “hallal” offerto a tutti i partecipanti. L’atmosfera è quella delle grandi occasioni. In tarda mattinata arriva anche il presidente della Regione Crocetta, a porgere il suo saluto alla platea. Per tutto il corso dei lavori i vari relatori si sono concentrati sul significato della pace, sulla lotta al terrorismo, sulla condanna dei fatti di Charlie Hebdo. Tanti gli appelli a creare ponti di comunicazione e di dialogo tra le culture. Più timidi invece i riferimenti alle tragedie dei barconi naufragati nel Mediterraneo che costano la vita a migliaia di musulmani, forse perché neanche loro hanno una ricetta o una soluzione chiara al problema. Moltissimi gli inviti a fornire una migliore educazione ai giovani musulmani che vivono in Italia e che sono tenuti a frequentare la scuole e le università e partecipare pubblicamente alla vita del paese.
Ma a scuotere gli animi dei partecipanti, a fine giornata, ci ha pensato il presidente del parlamento tunisino che si è lanciato in un accorato ed imprevisto appello e alla bandiera italiana. “Dovete essere rispettosi e orgogliosi della bandiera italiana. Questa terra vi ha dato una casa e una famiglia. Dovete difenderla e proteggerla. Questo significa costruire e lavorare per la pace!”. E ancora: “Voi – continua rivolgendosi alla platea – non siete più immigrati di passaggio. Siete cittadini italiani a tutti gli effetti e, in quanto tali, dovete impegnarvi per contribuire alle società in cui vivete, per costruire il futuro dell’Europa. Noi musulmani dobbiamo difendere questa pace perché l’Occidente è casa nostra. Non dobbiamo vivere l’occidente in modo conflittuale e neanche in un rapporto di subordinazione ma lo dobbiamo vivere come un rapporto alla pari. Dove i diritti e i doveri dei cittadini sono lo spartiacque per una convivenza civile e pacifica”.
Un invito proclamato con passione che sembra fare eco agli appelli dei musulmani che in Francia, nelle ultime elezioni, con il loro voto hanno determinato la vittoria dell’Ump di Sarkozy. Un appello per la difesa dei valori tradizionali (che condanna apertamente il matrimonio gay), e alla convivenza reciproca nel rispetto delle diversità, basato oltretutto su una ricostruzione della storia dei musulmani, rivolta a tutti i suoi fratelli immigrati o nati in Italia. “I musulmani hanno vissuto, in passato, cinque secoli in Sicilia e otto in Spagna. Poi abbiamo sempre cercato di penetrare in Europa con la forza. Oggi il mondo è cambiato – spiega il vice presidente del parlamento tunisino – il rapporto tra mondo occidentale e mondo islamico non è più, e non deve essere mai più un rapporto conflittuale, bensì un rapporto di mutuo rispetto e riconoscimento. Nel XX secolo ci sono stati due eventi importanti per i musulmani: la liberazione dal colonialismo e lo stabilirsi in maniera permanente di milioni musulmani in Europa”.
E sul terrorismo avverte: “Chi vi dice di abbracciare le armi e combattere con il terrore sono estremisti che non hanno capito cosa è successo nel ventesimo secolo. Oggi bisogna impegnarsi in politica e nelle istituzioni. Questa è la vostra battaglia e la vostra missione in Italia. È vero che le leggi italiane riconoscono numerosi diritti per le minoranze, e per i musulmani in particolare, ma ancora questi diritti non sono applicati”.
Ma come si traduce nel concreto l’appello di Mourou? Lo abbiamo chiesto a margine della conferenza all’imam della moschea di Catania, Kheit Abdelhafid. “Abbiamo chiesto al Presidente Crocetta di sottoscrivere una convenzione tra le comunità islamiche di Sicilia e la regione Siciliana. L’idea è quella di riconoscere le nostre feste religiose, per noi il venerdi è santo; riconoscere i matrimoni musulmani e avere diritto a un trattamento musulmano negli ospedali per esempio, dove dovrebbe essere servita carne hallal, ovvero macellata secondo i nostri rituali”.
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04 Maggio 2015, 15:21