CATANIA – L’Etna è un patrimonio inestimabile di risorse. Alcune uniche. Come la pietra lavica. Il basalto lavico per essere estratto deve sottostare a stringenti normative e autorizzazioni. Che però spesso sono violate. I Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Catania da tempo hanno avviato una fattiva attività di monitoraggio sulle cave abusive che causano oltre a concorrenza illecita anche gravi danni all’equilibrio ambientale.
Oggi è stato disposto l’ennesimo sequestro. “Nella prosecuzione delle attività avviate già da tempo nel territorio di alcuni Comuni facenti parte dell’estensione del Parco dell’Etna – scrivono i militari del Noe – è stata effettuata una mirata attività di riscontro nel Comune di Belpasso in un’area di cava, già oggetto di controllo nell’anno 2019”. Nel corso delle verifiche sono state riscontrate “nuove escavazioni abusive di basalto lavico – si legge nella nota – in zona sottoposta a vincolo paesaggistico”.
Accertati gli abusi l’intera attività composta da un’area di circa 90.000 metri e da un impianto di frantumazione è stata sequestrata. Stesso destino per i tre escavatori, i due autocarri e i locali adibiti ad uffici. Il Noe ha denunciato all’autorità giudiziaria quattro persone, il legale rappresentante e i tre dipendenti sorpresi mentre effettuavano gli scavi abusivi e le operazioni di frantumazione non autorizzata. Gli investigatori stimano che il valore del sequestro ammonta a 1 milione e mezzo di euro.
Ha accolto con favore il risultato investigativo il presidente del Parco Dell’Etna Carlo Caputo che ha già messo in agenda il monitoraggio della variazione dello stato dei luoghi in modo da avviare prontamente le segnalazioni agli organi competenti. “Le estrazioni di pietra lavica non autorizzate dagli enti preposti rappresentano un grave problema che produce danni irreversibili al paesaggio del vulcano. Proveremo nei prossimi mesi a mettere a sistema un monitoraggio costante sull’area protetta. Ringrazio il nucleo ambientale per il lavoro svolto”, commenta Caputo.