Catania, adesione alta alla Serrata dei penalisti: saltano le udienze

Serrata dei penalisti, adesione massiccia: salta il 70% dei processi

La protesta contro le norme del pacchetto-sicurezza

CATANIA – “Il cosiddetto pacchetto sicurezza non fa altro che creare ancora una volta le condizioni per un inasprimento delle sanzioni penali fino a raggiungere vette di difficoltà applicative inaccettabili”. Lo sostiene l’avvocato Francesco Antille, presidente della Camera penale catanese intitolata al compianto avvocato Serafino Famà.

A Catania l‘adesione alla protesta dei penalisti è stata massiccia e la stima è che sia saltato il 70% dei processi. Si sono svolti, di fatto, solo i processi con imputati detenuti: per il resto si è trattato perlopiù di rinvii.

L’avvocato e presidente illustra così le ragioni dell’adesione dei penalisti all’astensione dalle udienze da ieri e destinata a protrarsi fino a domani: “Si concepisce e si aggrava la pena, ad esempio, anche nei casi di protesta carceraria in cui il soggetto che protesti tenga un atteggiamento di mera resistenza passiva”.

Una casistica della riforma

Ed ancora: “Ad esempio, si distingue il furto nei pressi di una stazione da quello che si consuma in centro. Cosa vuol dire nei pressi? La strada di fronte è nei pressi? Quale sarebbe la distanza? Anche solo per rispettare il principio di legalità”. 

Secondo Antille, è “un sistema penale che incrimina e inasprisce le pene esistenti senza porsi il problema effettivo dell’esecuzione pena”. “È un sistema oggi allo sbando, non è democratico – prosegue -. Un sistema che ignora i quasi 80 suicidi in carcere nel solo 2024 fino ad oggi, crea  un simulacro di procedimento”.

L’urlo della folla

Per il presidente della Camera penale, il sistema “risponde solo ad esigenze strumentali di consenso politico o si affida all’urlo della folla”. “Questo – sottolinea – è certamente pregiudizievole e deteriore. Non è civile in senso tecnico e ignora la Costituzione”.

Per quale motivo allora l’avvocatura incrocia le bracca, in ultima analisi? “Poiché l’avvocatura – chiosa Antille – ha scelto la strada della legittimità e della trasparenza, anche nelle sue battaglie liberali ha quale unico obiettivo la vera attuazione della Costituzione”.

Un processo penale “liberale”

“Siamo convinti che una protesta nazionale ed articolata quale quella indetta da oggi fino al sei novembre possa costituire una piattaforma di riflessione per veicolare le nostre obiezioni e le critiche verso l’operato di un legislatore che nulla ha più a che vedere con un modello condivisibile di processo penale liberale”.

“Va ricordato che il 5 novembre a Roma si terrà un incontro nazionale su questi temi e sulla crisi delle garanzie processuali e individuali cui ha aderito massicciamente il mondo della cultura e dell’Università”.

Una democrazia non giudiziaria

Conclude l’avvocato Antille: “L’avvocatura chiede a gran voce di potere essere ascoltata e di  partecipare attivamente al momento formativo delle norme; e ciò poiché tale legittimazione le appartiene e contribuisce in ogni caso  a proporre un completo  contenuto  di legalità sociale ; in una democrazia reale e non giudiziaria è il traguardo minimo che si può e si  deve raggiungere”.


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