Lontano il sogno della galleria d'arte |"Dopo il rogo rivedere il progetto" - Live Sicilia

Lontano il sogno della galleria d’arte |”Dopo il rogo rivedere il progetto”

Due mesi dopo l'incendio che ne ha distrutto il tetto e compromesso l'anima in ferro, il direttore dell'Accademia di Belle arti conferma l'interesse per la struttura, ma ammette la necessità di rivedere l'impostazione economica. Nel frattempo, l'edificio è tornato a essere rifugio per senza tetto. LE FOTO

L'ex ciminiera
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CATANIA – L’incendio dello scorso agosto potrebbe aver messo la parola fine alla possibilità di veder sorgere la galleria d’arte contemporanea di Catania. L’ex ciminiera, diventata negli anni rifugio di disperati e senza tetto, situata tra l’abbandonato ex palazzo delle poste, e il degradato ex Consorzio agrario, all’interno della quale dovrebbero nuovi spazi espositivi e laboratori dell’accademia delle Belle arti, è stata infatti danneggiata dalle fiamme a tal punto da necessitare, oggi, nuovi interventi di ristrutturazione profonda. Nuovi rispetto a quelli già avvenuti all’inizio degli anni Duemila costati milioni di euro, letteralmente andati in fumo.

A confermarlo è il direttore dell’Accademia delle Belle Arti di Catania, Virgilio Piccari, che spiega come l’interesse nei confronti dell’edificio da parte dell’istituzione da lui diretta ci sia ancora, ma come nello stesso tempo occorrerà trovare nuovi fondi per poterla rimettere in piedi. Oltre a un nuovo progetto che consideri i danni arrecati dalle fiamme.

“L’interesse da parte dell’Accademia non è mai venuto meno – spiega il direttore Virgilio Piccari. L’atto politico che ha inteso destinare la gestione della ciminiera alla costituenda galleria di arte contemporanea con annessi laboratori di arti visive dell’accademia, sottoscritto nel dicembre 2014, è ancora valido”.

La questione rimane, dunque quella, del reperimento dei fondi per la ristrutturazione dell’ex Ciminiera il cui tetto in legno è stato letteralmente distrutto e la struttura in ferro gravemente danneggiata. “Il mio impegno iniziale – continua il direttore – era quello di rintracciare le risorse attraverso il ministero dell’università attingendo alle risorse destinate all’edilizia universitaria – comparto AFAM. Per tale motivazione – prosegue – fu realizzato anche un progetto di massima per fare in modo che il Miur concedesse il contributo.

Dopo l’incendio – evidenzia ancora – cambia necessariamente l’impostazione progettuale e la richiesta economica. Dobbiamo capire insomma – continua – come il Comune possa concorrere a livello economico anche se ancora, specificare le somme necessarie è complicato. Solo alla fine della progettazione sapremo quanto occorrerà”. Di certo sarà necessario rifare la copertura, che non è detto possa essere realizzata come quella incendiata e, se possibile, recuperare la parte in ferro. Anche se questa possibilità appare molto remota. La soluzione potrebbe essere quella di riportare la struttura alle origini. Ma in ogni caso, servirà un contributo del Comune.

Intanto, nonostante quanto accaduto nel recente passato, l’edificio sembra nuovamente abitato: solo in alcuni locali, dal momento che la maggior parte delle aree nelle quali avevano trovato rifugio alcuni senza tetto e immigrati, oggi è inagibile. Soprattutto nella zona vicino all’ingresso di viale Africa, ci sono segni della presenza di persone che, nonostante i rifiuti, ancora presenti in abbondanza, e il cattivo odore di bruciato, che impregna l’aria, hanno deciso di rifugiarsi lì.

 

 

 

 

 


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