PALERMO – Dopo il referendum “dovremo fare un bel tagliando”. Parola di Angelino Alfano. Il ministro dell’Interno lo ha dichiarato ieri, a Corrierelive. Definendo l’appuntamento referendario come “un bivio”. “A quel punto ci riuniremo e decideremo”, ha aggiunto Alfano. E la decisione oggi sembra tutt’altro che scontata. Così come è emerso da una cena che giovedì sera ha visto riunirsi a Mondello i deputati regionali di Area Popolare (Ncd e Udc) insieme allo stesso Alfano e Gianpiero D’Alia. Una serata trascorsa a parlare di politica, tra immigrazione e appuntamenti elettorali. Ma anche del futuro del nascituro partito centrista che dovrebbe vedere la luce quest’estate, con la fusione di Udc e Ncd in quella “Unione Popolare” che dovrà pesarsi alle prossime nazionali senza un’alleanza col Pd, visto come è strutturato l’Italicum. E che nel futuro dei centristi ci sia ancora un’alleanza con i Democratici, a Roma come in Sicilia, è tutt’altro che scontato.
Di alleanze certe per il futuro non ce ne sono e bisogna prepararsi. Questo il succo delle parole rivolte da Alfano ai compagni di partito in occasione della serata palermitana. La consapevolezza diffusa tra i centristi è che “dopo il referendum molte cose potrebbero cambiare”. A Roma come a Palermo. Se infatti Matteo Renzi non modificherà la legge elettorale nazionale, l’Italicum appunto, i centristi saranno costretti a correre da soli. E magari le loro strade potrebbero ricongiungersi con quelle degli ex compagni di viaggio di Forza Italia, o almeno con la parte più moderata dei berlusconiani che non vogliono finire sotto l’ombrello della leadership di Matteo Salvini. A Roma per le amministrative è successo questo. In ballo c’è la stessa sopravvivenza della pattuglia alfaniana.
In uno scenario di quel tipo, la collaborazione con il Pd siciliano battezzata con la candidatura di Rosario Crocetta potrebbe essere messa in discussione. Malgrado il segretario dei democratici siciliani Fausto Raciti tenga molto a riproporre alle prossime elezioni il patto tra dem e centristi. Tra il dire e il fare ci sono di mezzo i piani di Matteo Renzi. Che in caso di vittoria al referendum sulle riforme costituzionali potrebbe accelerare i tempi per le nuove elezioni. Ecco perché la parola d’ordine per Ncd e Udc, risuonata nei conciliaboli della cena di Mondello, è “tenersi pronti”. Guardando in particolare alle amministrative di Palermo in programma tra meno di un anno. Sarà quello un test significativo da un punto di vista politico per capire se il “bivio” evocato da Alfano porterà ancora dalle parti del Pd (in cui serpeggiano tentazioni “orlandiane”) o piuttosto verso il vecchio centrodestra, come peraltro sta avvenendo in diversi comuni nel minitest elettorale siciliano del 5 giugno prossimo. Ipotesi, quella di uno sganciamento dal Pd che non è un segreto risulti più gradita a un pezzo di Ncd che ha in Renato Schifani il suo esponente di punta. Bisognerà attendere il referendum d’autunno. Poi i tentennamenti degli alfaniani dovranno terminare per decidere una volta e per tutte cosa fare da grandi.