CATANIA – Si è tenuta la seconda udienza del processo con rito abbreviato che vede coinvolti nove presunti appartenenti al gruppo di Picanello e alla famiglia Assinnata di Paternò, entrambi affiliati della famiglia Santapaola-Ercolano, alla sbarra per i reiterati episodi estorsivi ai danni di Carmelo Reitano, imprenditore che si è ribellato al racket e ha denunciato i suoi persecutori.
L’impegno dell’ASAAE, volto al coinvolgimento degli enti pubblici nei processi contro il racket delle estorsioni, ha registrato con successo la costituzione parte civile, oltre che dell’associazione stessa (rappresentata dall’Avv. Vincenzo Ragazzi), dei Comuni di Catania e di Paternò, della Provincia di Catania e della FAI (Federazione Italiana delle Associazioni Antiracket).
Un segnale importante che premia gli sforzi dell’associazione e che trasmette un indicazione chiara e importante della vicinanza delle istituzioni e del territorio a quegli operatori economici che decidono di infrangere il muro di paura e omertà che alimenta la piaga del racket mafioso.
Un sistema criminale sempre più esigente e feroce, che aveva portato la vittima, titolare di due ditte di costruzioni tra Catania e Paternò, a subire la richiesta del pizzo contemporaneamente da due distinti gruppi mafiosi, operanti in aree diverse, ma appartenenti al medesimo clan.
Il coraggio di Carmelo Reitano di denunciare le vessazioni subite, sfociate anche in episodi di intimidazione e violenza fisica, ha permesso l’apertura delle indagini da parte della Procura di Catania e dei Carabinieri e l’istruzione del processo a carico dei nove presunti estortori.
Gli imputati dovranno rispondere dinnanzi al Gup del Tribunale di Catania Alessandro Ricciardolo e al Pm Gabriele Fragalà delle gravi accuse di estorsione aggravata e continuata, riguardo alle quali, già dalla prossima udienza del 27 novembre, verranno ascoltati diversi testimoni.
L’ASAAE e gli enti coinvolti seguiranno l’andamento del procedimento a fianco dell’imprenditore, già sotto protezione da parte delle forze dell’ordine, a testimonianza della vicinanza e della necessità di fare fronte comune nella lotta al racket.