30 Luglio 2019, 20:06
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PALERMO – I poliziotti indagavano sullo spaccio di droga alla Zisa e si sono imbattuti nell’esecuzione di furto. Lo hanno monitorato in diretta: dalla fase preparatoria alla vendita dei gioielli rubati.
Il colpo fu messo a segno la sera del 3 ottobre 2017 nella zona di Villa Malfitano a casa di un finanziere che si trovava in vacanza con la famiglia.
Il furto viene contestato dai pubblici ministeri a quattro persone: Michele Pagano, Raoul Bova e i fratelli Ivan e William Errante. Sono tutti finiti agli arresti domiciliari nel blitz della squadra mobile che nei giorni scorsi ha azzerato due bande che gestivano lo spaccio di droga.
I poliziotti tenevano sotto intercettazione il telefono di Pagano, convinti che fosse un pusher. La talpa sarebbe stato William Errante, amico del figlio del militare. Quest’ultimo era rimasto a Palermo e Pagano lo tenne sotto osservazione per accertare che non si allontanasse dal locale del centro storico dove lavora.
Ad introdursi in casa sarebbero stati Raoul Bova e Ivan Errante. All’indomani del furto Pagano e Bova furono fermati appena usciti da un “compro oro” nella zona del Borgo Vecchio. Avevano addosso 4.800 euro in contanti e alcuni oggetti della refurtiva che non avevano ancora piazzato.
Tutte le fasi del colpo sono state registrate della microspie. I ladri dovettero superare un intoppo: era stata cambiata la serratura del portone dello stabile, la copia della chiave era inutilizzabile: “… devi vedere come si apre il portone… perché le chiavi del portone non aprono…”. Pagano confermava a William Errante che “allora hanno cambiato quella del portone..”. “… ma tu sei pulito, io non ci posso dire che sono della posta, ma tu si”: Errante suggeriva uno stratagemma per farsi aprire.
Nel pomeriggio Pagano spiegava a Bova che “io ho pensato il portone, il vetro… se è piccolo si ci rompe… e ci dovrebbe essere il pulsate nel portone tipo…”.
Alle 21:31 i ladri entrarono in casa. Bova teneva Pagano aggiornato in diretta telefonica: “Siamo dentro… non c’è il salvadanaio… metti tutto qua non… piano… ma qui io soldi non ne vedo…”; “… vai nei giubbini… nelle cose…. controlla le tasche dei giubbini hai capito? Vai a vedere se ha i soldi lì e nei giubbini e tra le lenzuola…”; “… ma questi non sono d’oro. Va bene comunque. Va bene, io me li metto in tasca… possiamo scendere allora?”.
Alle 22:26 decisero di tornare di nuovo in casa per aumentare il bottino. Venti minuti dopo Pagano e Bova discutevano della vendita degli oggetti preziosi: “Vediamo a quanto è… e già lo tengo per me, a lui non lo dico… tu mi dici… a me mi disse a venti, io ti dico… a me mi disse a ventuno… Allora glielo portiamo a quello più caro”.
Avevano deciso di tirare una fregatura a Ivan Ferrante: “… ora vediamo pure il peso quanto è… io appena dico a lui sei e cinquanta per la sua tasca lui diventa scemo e nemmeno ci pensa più che io lo voglio fregare o l’ho fregato”.
All’indomani i poliziotti fermarono Pagano e Bova. Avevano i soldi in contanti e una busta trasparente con oggetti placcati in oro e in argento. Il ricettatore non li aveva comprati.
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30 Luglio 2019, 20:06