13 Novembre 2022, 06:05
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PALERMO – Le regole di “Nello”, ex presidente della Regione – che ha governato 5 anni “lontano dai diktat” dei partiti, senza cedere ad alcuna “pressione”, soprattutto “romana” e che ha scelto i propri assessori anche in “quota” a formazioni che li osteggiavano – rischiano di incastrare il Musumeci ministro e leader di partito che sicuramente non si dispererebbe se Schifani cambiasse idea e inserisse in giunta – violando il criterio stabilito, basato sull’indipendenza almeno relativa del Presidente – qualcuno che non è stato eletto all’Ars (tipo Ruggero Razza o l’ex deputata Elena Pagana di FdI).
Ma non basta, perché le regole di “Nello” – se riaffermate – rischierebbero di incastrare anche Manlio Messina, ex assessore al Turismo, che tifa insieme al big con l’aggravante “romana” Lollobrigida, per l’ingresso in giunta di un terzo classificato, Francesco Scarpinato. Può veramente un presidente della Regione, eletto da una maggioranza, svincolarsi dai leader del partito che lo ha sostenuto? A Schifani oggi, come a Musumeci ieri, spetta il difficile compito di amministrare pesi e contrappesi. Piangendone le conseguenze, come Miccichè più volte ha ricordato. LEGGI ANCHE: assessorati, la notte dei Fratelli – coltelli
Il voto che ha consegnato Renato Schifani alla guida della Regione Siciliana, col “patto” o con l’auspicio che potesse esserci in Ruggero Razza il segno di una continuità pratica e non solo “ideale”, ha trasferito dall’altra parte della barricata il “legislatore” etico ed ex presidente della Regione Musumeci e la sua truppa: sono loro ad auspicare – adesso – le collocazioni in giunta e a rivendicarle, ma non più a decidere.
E così, rimettendo in discussione la “regola” di Schifani, che coincide con la visione di Nello Presidente, si sono materializzati capigruppo e trombati a tutte le latitudini della maggioranza, pronti a rivendicare “caselle” negli assessorati. LEGGI ANCHE – Assessorati e VELENI
Più che “bellissima”, la questione è, semplicemente, politica: si tratta di poltrone importanti. E sarebbe anche normale che i vertici di un partito impongano qualcosa, solo che in ballo ci sono passato e presente.
Per esempio Giusy Savarino, il braccio operativo (ex?) di Musumeci e Razza, sarebbe la prima a cadere – anche se ancora non è stata nominata – sulla base delle aspettative del “partito”. Il secondo potrebbe essere Giorgio Assenza, col risultato che i più intransigenti musumeciani, per anni in acclamazione della macchina che doveva cambiare tutto, sarebbero “fuori” per la consuetudine che rischia di non cambiare niente: comandano i partiti e sulle poltrone non ci sono amici. Né Fratelli d’Italia. CONTINUA – SEGUI LA SEZIONE POLITICA DI LIVESICILIA
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13 Novembre 2022, 06:05