Sicilia, bufera sul Cts: Angelini contro Schifani, la controreplica

Sicilia, bufera sul Cts: Angelini contro Schifani, la controreplica

L'ex presidente della Commissione tecnica specialistica: "Mi sono dimesso prima della scadenza del mandato

Ormai è un botta e risposta a cadenza pressoché quotidiana. Una battaglia a colpi di dichiarazioni, post sui social e interviste. Da un lato l’ex presidente della Commissione tecnica specialistica (Cts), Aurelio Angelini, dall’altro il presidente della Regione Renato Schifani. In mezzo la questione delle autorizzazioni per le rinnovabili. Bloccate, secondo Schifani, dal rigore ambientalista di Angelini.

Secondo quest’ultimo il numero di pratiche esaminate è di molto superiore a quello diffuso dal presidente della Regione. Schifani, secondo Angelini, avrebbe dato per buone delle cifre senza verificarle. Così si consuma l’ultimo capitolo della saga. Con Angelini che attacca: “Schifani, auto smentendosi per quanto aveva asserito sulla Cts, si auto-assolve sostenendo che le informazioni sul presunto blocco delle autorizzazioni ambientali, sono arrivate dalle audizioni degli organismi professionali ed industriali. Questa affermazione è falsa. Il ‘mascariamento’ su cui si è impegnato con diligenza è iniziato con la campagna elettorale”.

Per comprendere quest’ultimo passaggio bisogna ripercorrere l’intera vicenda. Il governatore aveva definito Angelini una sorta di “Dracula all’Avis”, sostenendo che nei fatti era il presidente del Cts l’ostacolo alla transizione ecologica siciliana. Successivamente aveva accreditato un elevato numero di pratiche incagliate. Angelini aveva ribattuto sostenendo di essere vittima di un ‘mascariamento’ pericoloso. Da lì, con toni sempre più accesi la querelle si era infiammata. Fino a un batti e ribatti ravvicinato sul numero di pratiche e sull’efficienza della Cts.

“E’ grave – sostiene adesso Angelini, richiamando le precedenti puntate della diatriba – che Schifani subito dopo il suo insediamento non abbia sentito il dovere istituzionale di ascoltare gli uffici della Regione siciliana, anziché basarsi dilettantescamente della narrazione di alcune imprese che operano nel campo dei rifiuti, della cavazione o nell’edilizia”.

Secondo l’ex presidente proprio la fonte dei dati non poteva essere indipendente dal momento che si tratta di organismi “che nutrivano sentimenti ostili al Cts, responsabile di aver spezzato l’antica consuetudine che costoro avevano nel decidere l’esito di alcune procedure di valutazione ambientale”. Angelini difende il proprio operato e quello della commissione (“un gruppo di seri professionisti”), oggetto di attacchi “in campagna elettorale e dopo”.

Al presidente della Regione che adombrava il sospetto che Angelini gli avesse risposto a muso duro ma solo perché deluso per il mancato rinnovo dell’incarico, l’ex presidente della Cts controreplica: “Schifani mi ‘mascaria’ come ‘nervoso’ e non ‘rassegnato’, asserendo che le mie accuse sono dovute dalla delusione per un fantomatico mancato rinnovo alla carica di presidente della Cts”. E a questo punto Angelini rivendica di aver lasciato lui l’incarico. “Poco dopo l’insediamento del governo, ho incontrato l’assessore Pagano preannunciando l’invio delle mie dimissioni formalizzate il primo dicembre del 2022. Non ho aspettato come afferma Schifani lo scadere del mio mandato, il 31 dicembre, per poi sperare in una sua indulgenza. Nè richiesta e né auspicata”.

Che lo scontro non sia sanabile, il docente universitario e ambientalista lo dichiara senza giri di parole. “Non avrei mai accettato di proseguire nel mio mandato, ritenendomi del tutto incompatibile con l’inquilino protempore di Palazzo d’Orleans”. In definitiva secondo Angelini dietro la polemica nei suo confronti ci sono “ambienti titolari di interessi di parte che, fatalmente, si contrappongono a quelli più prettamente pubblici”.

Tornando sui dati, Angelini richiama il Rapporto R.E.gions 2030, “ove si legge che la Sicilia è la prima regione in Italia per numero assoluto di autorizzazioni”. Infine vengono respinte al mittente le accuse di inadeguatezza, “parlano i ruoli accademici e istituzionali le pubblicazioni e i ruoli scientifici che ricopro” e la militanza ambientalista: “Di questo vado a testa alta – conclude Angelini – Sono coloro che hanno sostenuto e difeso i distruttori dell’ambiente e i palazzinari che devono vergognarsi”.

Non si è fatta attendere la replica del geologo Alfio Grassi, rappresentante legale del Consorzio della Pietra Lavica dell’Etna, che si dice “basito” dalle dichiarazioni di Angelini: “ Sono insinuazioni gravissime quelle fatte nei confronti delle associazioni di cavatori – dice Grassi -. Non è stato fatto nessun patto corruttivo tra i proponenti e la precedente Cts, ovvero quella che operava prima della nomina di Angelini stesso. Nessun accordo sottobanco. Se il prof Angelini ha delle prove li esibisca e li porti in Procura. Altrimenti siamo pronti a querelarlo”.

“Il numero di pareri sbandierati da Angelini – continua Grassi – non corrisponde al numero di pratiche effettivamente esitate, visto che la commissione si è adoperata ad emettere pareri su pareri per ogni singola pratica, molti dei quali sono viziati da errori, inesattezze e contenuti da copia e incolla. Il numero di istanze che sono andate a buon fine, che hanno visto la fine dell’istruttoria, i quali progetti sono passati alla fase di cantierabilità, sono circa un terzo del numero di pareri dichiarato da Angelini”.

Infine, “confidiamo in una ripresa delle attività della nuova Cts in tempi molto rapidi per recuperare il gap che si è creato a causa della farraginosa condotta della Cts e del prof Angelini”.


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