Covid, Natale e terze dosi. Questo è l’intreccio. Il Covid c’è, rappresenta una minaccia attuale. Le terze dosi, per fortuna, ci sono pure. Se tutti quelli a cui spetta il richiamo non perderanno tempo, ci saranno maggiori condizioni di serenità sotto le feste. Ma come si sta organizzando la Sicilia?
Il piano della Regione
In una nota firmata dall’assessore alla Salute, Ruggero Razza, e dal dirigente generale, Mario La Rocca, si legge: “I recenti fenomeni di sovraffollamento dei presidi di pronto soccorso della città di Palermo hanno indotto questo Dipartimento ad effettuare una più attenta analisi dell’occupazione dei posti letto standard (non Covid-19) degli ospedali metropolitani, dalla quale è emerso un quadro di prossima saturazione in quasi tutti i reparti degli ospedali della città, situazione che appare, oltretutto, rappresentativa anche in via tendenziale del panorama regionale. Da tale rilevazione si è preso spunto per formulare le seguenti indicazioni utili per la prosecuzione della campagna vaccinale per la somministrazione della c.d. terza dose strumento che si sta palesando quale unico argine efficace all’epidemia.
A tal fine, è necessario prendere in considerazione anche alcuni ulteriori dati relativi allo sviluppo nel territorio della situazione epidemiologica. In particolare, sebbene grazie all’efficace esito della campagna vaccinale, si sia registrata rispetto alle precedenti ondate epidemiche una marcata riduzione dell’indice di occupazione dei posti letto ospedalieri occupati da pazienti Covid-19, con collaterale incremento degli indici di occupazione dei reparti non Covid, emerge giornalmente un cospicuo numero di nuovi positivi e un progressivo aumento del numero dei positivi in trattamento domiciliare con necessità di assistenza territoriale”.
Dove saranno somministrati i vaccini
“In questo contesto, in previsione dell’ampliamento del target vaccinale per la somministrazione delle dosi addizionali e dosi booster a tutti i soggetti over quaranta, anche in un’ottica di razionalizzazione della spesa, si ritiene opportuno procedere ad una diversa dislocazione dei punti vaccinali – si legge ancora – procedendo alla chiusura di quelli istituiti presso le strutture ospedaliere, il cui personale può più proficuamente ed efficacemente essere utilizzato presso i reparti di degenza ove per altro andrebbe verificato da parte delle direzioni aziendali il rispetto delle indicazioni rese con le disposizioni regionali relative alla vaccinazione dei pazienti in dimissione. Resteranno viceversa operativi, in una fase in cui è stata ormai raggiunta una significativa fetta del Target della popolazione vaccinabile, i soli hub vaccinali e punti vaccinali territoriali, le cui attività ivi comprese quelle relative alla vaccinazione di prossimità saranno espletate da parte delle risorse di personale appositamente reclutate per l’emergenza Covid-19, ciò anche in coerenza con il carattere territoriale e non ospedaliero delle attività vaccinali. Nei territori dove è stata prevista la presenza dei Commissari per l’emergenza Covid 19 la attività di conversione sarà effettuata in accordo tra i Direttori Generali ed i relativi Commissari, verificando che la chiusura dei punti vaccinali ospedalieri, in relazione alla vastità del territorio servito e dei punti vaccinali presenti in strutture territoriali, non dia luogo a disservizi che non siano mitigabili con le azioni relative alla vaccinazione di prossimità”.
Vaccini e ospedali
A leggerla così parrebbe una diminuzione della capacità vaccinale, in un frangente difficile. Una successiva nota, però, implementa: “L’attuale fase di recrudescenza della pandemia si accompagna ad una crescita degli indici di occupazione ospedaliera area Covid e non Covid, con la conseguenza che molti reparti dei diversi livelli complessità cure, soprattutto nelle Aree Metropolitane, vivono un appesantimento crescente delle attività ordinarie. In tale ottica, come richiamato nell’ultimo periodo della nota in oggetto, è compito delle Direzioni Strategiche e delle Strutture Commissariali operare l’effettivo passaggio alle attività territoriali della campagna vaccinale, ferma restando la possibilità di utilizzo di spazi ospedalieri nelle Aree non metropolitane e nei capoluoghi di Provincia, garantendo la possibilità di un’’area vaccinale protetta’ per i pazienti più fragili e consentendo l’effettiva integrazione dei Dipartimenti di prevenzione, centri hub, medici di medicina generale, farmacie e ogni altro servizio possa adeguatamente vicariare la riallocazione del risorse umane tra le attività ospedaliere, che devono principalmente attivarsi per la cura dei pazienti Covid e non Covid, e le attività di sanità territoriale che debbono garantire la prevenzione e quindi l’effettiva capillarità della campagna vaccinale, soprattutto nella contemporaneità tra quella contro il Covid e quella contro l’influenza stagionale”. Tradotto dal ‘burocratese’: la vaccinazione sarà affidata alle risorse sul territorio che dovranno individuare, uno per uno, i soggetti da vaccinare e procedere speditamente. Sarà questa l’arma da mettere in campo per un Natale un po’ più tranquillo. E bisognerà osservare con molta attenzione quello che succede negli ospedali. Sarà nuovamente emergenza se, oltre ai contagi, anche i ricoveri continueranno a salire. Ecco perché serve personale in corsia.
La situazione in corsia
La stragrande maggioranza dei ricoverati è composta da non vaccinati, come ha confermato l’ultimo rapporto del Dasoe (Il Dipartimento dell’assessorato) qualche giorno fa, con dati che, però, vanno ritoccati ancora al rialzo. Alla Terapia intensiva Covid dell’ospedale ‘Cervello’ di Palermo, per esempio, ci sono sette ricoverati di cui un solo vaccinato, un uomo di ottant’anni. Gli ospedali comunque reggono e non c’è stata finora l’ondata visibile nei contagi. “Dobbiamo andare avanti con le terze dosi – dice il dottore Baldo Renda, primario del reparto -. Adesso, con l’arrivo del freddo, si renderà necessario allargare la protezione”. Concetto ovviamente condiviso dal dottore Renato Costa, commissario per l’emergenza Covid a Palermo: “Dobbiamo vaccinare le persone che sono scoperte e procedere in fretta con i richiami, è una corsa contro il tempo per evitare che ci siano problemi negli ospedali, soprattutto per chi non è vaccinato neanche con una dose”.
Quanto protegge la terza dose
“La terza dose è sicuramente necessaria – spiega il professore Antonio Cascio, infettivologo. Non esistono certezze assolute, perché i dati sono incompleti, ma è molto verosimile che dia un’immunità più forte e più duratura”. E si pensa già a renderla obbligatoria, almeno per alcune categorie. “È probabile che già nei prossimi giorni si possa arrivare a sancire l’obbligatorietà della terza dose della vaccinazione anti-Covid per il personale sanitario e delle Rsa”. Sono parole, di qualche giorno fa, del sottosegretario alla Salute, Andrea Costa.