PALERMO – La Finanziaria “snella”, annunciata dal governo, dopo il passaggio in Commissione Bilancio si ritrova corpacciuta. La lunga maratona consegna un testo rinnovato, che accoglie circa 100 emendamenti: i deputati di maggioranza e opposizione possono fumare il loro metaforico calumet della pace. Il clima rissoso della vigilia si rasserena magicamente nel giro di 24 ore e “l’un contro l’altro armato” lascia spazio a convergenze parallele all’insegna della “collaborazione”.
Per farsi un’idea basta scorrere la sfilza di comunicati stampa che salutano con favore la Finanziaria, stanziamenti a pioggia che consentono a tutti i gruppi di poter rivendicare uno strapuntino a favore del proprio territorio di appartenenza o una noma dal sapore politico che scalda i cuori dell’elettorato di appartenenza.
Se De Luca può rivendicare un emendamento da un milione di euro da destinare ai 14 comuni del Messinese colpiti dall’alluvione del 2015, il Pd può appuntare al petto la medaglia del ‘Fondo famiglia’ istituito per consentire l’erogazione di un contributo regionale di 1.000 euro per le famiglie a basso reddito con almeno tre figli a carico ed altri 200 euro per ogni figlio in più oltre il terzo, e l’erogazione di un contributo ‘una tantum’ per le famiglie in difficoltà sottoposte a sfratto esecutivo”.
I pentastellati non sono da meno con un contributo 40 mila euro alle aziende che nel triennio 2023-2025 assumeranno over 50 o donne. Una Finanziaria scritta a più mani che segue a menadito il copione del presidente Schifani che il giorno del suo insediamento in Ars aveva a più riprese sottolineato di essere un parlamentarista convinto.
Renato Schifani e la sua giunta, blindano la manovra da oltre 16 miliardi di euro, segnando così un goal in vista del passaggio in aula e del temutissimo voto segreto. A Palazzo dei Normanni, infatti, da giorni si sussurra di qualche malumore all’interno della maggioranza di governo, legato a doppio filo con la staffetta assessoriale Amata-Scarpinato, che avrebbe potuto palesarsi in aula al momento del voto.
Il lavoro di tessitura con le opposizioni e con qualche scontento della maggioranza consente così di potere assottigliare le mire della pattuglia dei potenziali franchi tiratori.
“Le opposizioni hanno avuto di tutto e di più”, sussurra qualche big del centrodestra con fare compiaciuto. Un risultato che, inforcando le lenti della politica, si può leggere come un tentativo riuscito di “dialogo” con il Parlamento, vero e proprio chiodo fisso del Presidente Schifani. Il governatore può rivendersi questa moneta di scambio per segnare nell’immaginario discontinuità rispetto al suo predecessore Nello Musumeci.
Adesso l’ultimo ostacolo riguarda la celerità delle operazioni finalizzate a portare il testo in aula: secondo la road-map governativa lunedì il testo sarà incardinato in aula e il via libera definitivo dovrebbe arrivare entro l’otto febbraio.