Ma davvero questo centrodestra isolano, con il suo tutor nazionale, ha il coraggio di affermare di avere le carte in regola, mentre scorrono le immagini del suo caos, con i sottotitoli? Magari tra qualche ora Miccichè, Minardo – e, perché no? Musumeci -, La Russa etc etc.. e Meloni e Salvini e Berlusconi, ri etc etc… saranno immortalati in una foto di reciproci sorrisi per celebrare la ritrovata unità e il nome del candidato presidente della Regione.
E avranno, comunque, un’ampia possibilità di vincere, perché tempi, sondaggi e umori concorrono nel disegnare uno scenario prevedibile. Tuttavia, niente cancellerà l’osceno spettacolo di ripicche e rancori imposto ai siciliani, oltretutto, spacciato per politica. E poi: quale idea hanno, costoro, della Sicilia? Cosa pensano che vada fatto o che non vada fatto? In quale direzione andranno, che ancora non è data sapere, visto che la sfida è tutta incentrata sul braccio di ferro per Palazzo d’Orleans?
Eppure, si pensava di non dovere rivedere una sceneggiatura sgangherata come quella che ha preceduto l’elezione del sindaco Roberto Lagalla a Palermo, in un dedalo di sopracciglia alzate, veti incrociati e pugnalate mascherate. Avranno imparato – si pensava -, stavolta saranno un tantino meno scriteriati. Invece, rieccoli qui, a centellinare, ogni giorno, gocce di bile e di rancore. E si capisce che è il potere l’elemento centrale di ogni discorso. Parafrasando: non chiederti cosa puoi fare per la tua terra, chiediti, piuttosto, quale poltrona occuperai e datti rapidamente una risposta…
Nello Musumeci non era più da ricandidare? Benissimo, ma sia data una spiegazione politica, non una radiografia delle lotte intestine e diteci chi avrebbe fatto meglio al posto suo. Nello Musumeci era da ricandidare? Benissimo, ma mettete in fila i fatti oggettivi di una presidenza, perché la mozione partigiana degli affetti è umanamente gratificante, però non rappresenta un dato politico.
Niente di tutto questo. Anzi, niente di niente. Solo uno stridente rumore di sottofondo in cui non si capisce nulla, se non che i protagonisti della storia non si sopportano, vicendevolmente. Nessuna ritrovata concordia di cartapesta cancellerà le brutture degli ultimi mesi. E hanno il coraggio di chiamarla politica. (Roberto Puglisi)