La Rocca: "Vi racconto la verità sulla Sanità siciliana"

La Rocca: “Vi racconto la verità sulla Sanità siciliana”

Parla l'ex uomo forte dell'assessorato regionale alla Salute. Il 'buco' e altro.
L'INTERVISTA
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3 min di lettura

“Non c’è nessun buco nella Sanità siciliana. Questo ho scritto e questo ho detto in ogni occasione. E questo confermo”.

L’ingegnere Mario La Rocca non è più il dirigente generale del Dipartimento per la pianificazione strategica dell’assessorato alla Salute. E’ transitato ai Beni culturali. Ma è un uomo che di sanità sa tutto e che ha stilato un documento al centro di una corposa polemica politica, immediatamente divampata, in cui si affrontano le prospettive per il futuro. La domanda è questa: c’è o non c’è un ‘buco’ in un settore già delicato di suo?

C’è o non c’è, ingegnere?
“Non c’è. Nella mia nota sono stato chiarissimo”.

Perché lei è passato dalla Sanità ai Beni culturali? Qualcuno l’ha silurata?
“Assolutamente no, si è trattato di una semplice rotazione che non ha riguardato soltanto me. Io stesso ho scelto di non concorrere più per quel settore. Nessun problema, ho voltato pagina”.

Veniamo dalla pandemia Covid. Cosa conserva di quell’esperienza?
“Il Covid è stato un passaggio estremo che ha sollecitato parecchie emozioni. Il dolore, il senso del dovere, l’impegno e lo spirito di gruppo. Tutte cose che saranno con me per sempre. Oggi fingiamo di non ricordare quello che è successo”.

Come ce la siamo cavata?
“Bene, direi. Dobbiamo essere grati ai tre commissari: Renato Costa a Palermo, Pino Liberti a Catania, Alberto Firenze a Messina. E voglio ricordare, nel tracciamento e nella ricerca, il grande contributo della professoressa Francesca Di Gaudio, con il suo centro di controllo, il Cqrc”.

Lei pensa che i cosiddetti precari Covid debbano essere assorbiti dalla pubblica amministrazione?
“Penso che debbano avere un punteggio in più nelle selezioni. Ma le assunzioni si fanno per concorso. Certamente, nessuno può dimenticare l’eroismo di questo personale. Però, non ci sono le risorse per assumere duemila e trecento persone, altrimenti si sfascia il bilancio. Resta il fatto che ci sono le piante organiche da coprire con le stabilizzazioni e che la pubblica amministrazione bandirà molti concorsi, per cui potrebbero esserci punteggi premiali”.

Ecco, torniamo al buco di bilancio nella Sanità.
“Ancora? Il buco non c’è. Ho letto cronache imprecise sulla mia audizione in Commissione Salute, malamente storpiate da certa politica. Non ho mai detto che ci sia un buco, in nessuna sede e sfido chiunque a dimostrare il contrario. La Sicilia può certificare il pareggio del bilancio nel 2022 e farà lo stesso nel 2023. E sia chiaro: noi la pandemia l’abbiamo gestita assai meglio di altre regioni e con una spesa inferiore”.

Le spese Covid quanto hanno pesato?
“Parecchio, considerando che su 450 milioni lo Stato ne ha rimborsati soltanto duecento. Parliamo sempre del 2022. Però, le nostre risorse hanno sopperito. Non siamo e non eravamo così scarsi, come sostiene qualcuno”.

E adesso che succede?
“Dobbiamo rientrare nell’ordinario, del resto, non avremo più i costi straordinari legati all’emergenza. Torneremo alla normalità senza pagare pedaggio per i servizi. Ripeto: pure nel 2023 il bilancio sarà in pareggio”.

Si è parlato molto dei costi dell’hub della Fiera. C’è di mezzo la Corte dei Conti
“In realtà, abbiamo speso meno di altre regioni, con dotazioni organiche inferiori a quelle previste dai documenti ministeriali”.

Si è parlato anche di 120 milioni che mancherebbero all’appello…
“Sono 130, il payback: cioè i soldi che le cause farmaceutiche hanno restituito per lo sforamento dei tetti di spesa. Nel bilancio 2023 non ci saranno, ma saremo egualmente in grado, come ho indicato nella famosa nota, di non chiudere in perdita, anche perché, mi ripeto, i costi legati alla pandemia saranno azzerati”.

Però, non si può negare che la Sanità sia in subbuglio. Protestano tutti, perfino i laboratori di analisi convenzionati e non solo loro, da quella parte del campo….
“E non capisco come facciano a protestare, visto che tutti i privati convenzionati, non solo i laboratori, hanno avuto 25 milioni dalla Regione per prestazioni pagate e non ancora erogate a favore degli assistiti. Che reclamino è inaccettabile”.

Come si trova ai Beni culturali?
“Va alla grande”. (rp)


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