PALERMO – Sanità, la Sicilia è al bivio tra quella che viene considerata, anche ai piani alti del governo Meloni, una vera rivoluzione, ovvero il nuovo “percorso del paziente chirurgico programmato” e il rischio che tutto resti una chimera, con pazienti anche gravi che fluttuano in un limbo fatto di liste d’attesa infinite e carenze strutturali.
Fiducioso il direttore generale del Dasoe Giacomo Scalzo, realista Riccardo Spampinato, presidente Cimo-Fesmed. Perplessa, invece, Margherita La Rocca Ruvolo, deputata regionale di Forza Italia, componente della commissione Sanità.
Sanità, le linee guida
Le linee guida sono state messe nero su bianco un mese fa dall’assessora alla Salute Daniela Faraoni, si tratta di tre paginette che richiamano gli atti della conferenza Stato-Regioni del 2020. Lo scopo è, per snellire le liste d’attesa, operare soltanto coloro che abbiano già compiuto tutti gli accertamenti, evitando che gli esami si svolgano durante lunghi e costosi ricoveri ospedalieri. Ma non solo, si darebbe precedenza, negli interventi, a chi abbia effettuato le analisi necessarie.
Ed è proprio su questo punto che si annidano le perplessità di utenti e addetti ai lavori: se ci vogliono mesi e mesi per un accertamento, come si può fare entrare a regime il nuovo sistema senza bloccare le operazioni in ospedale?
Scalzo (Dasoe): “Riduzione drastica delle liste d’attesa”
Il dirigente generale del Dasoe Giacomo Scalzo non ha dubbi: “Ridurremo drasticamente – dice a LiveSicilia – le liste d’attesa degli interventi chirurgici programmati attraverso l’istituzione presso le unità di chirurgia di preliste dedicate ai pazienti che prima degli interventi dovranno essere sottoposti ad analisi, accertamenti e cure preparatorie e soltanto quando l’iter sarà concluso il paziente entrerà in lista di attesa e verrà operato secondi i tempi prefissati”.
“Stiamo mettendo in piedi commissioni – continua il direttore generale del Dasoe – di esperti che ci diranno quali esami siano necessari in relazione al tipo di intervento. Nel momento in cui stileremo queste procedure, tra fine dicembre e inizio di gennaio, i direttori generali sapranno dove mandare i pazienti”.
Annunziata Guido, referente della direzione generale della programmazione sanitaria del ministero della Salute, si è ufficialmente congratulata con Scalzo esprimendo “il più vivo compiacimento per l’efficace collaborazione e il coordinamento fattivo” della Regione Siciliana che consente un’efficiente gestione dell’intero percorso chirurgico programmato.
Colonna portante del nuovo corso sarebbero i “percorsi di cura certi – continua ancora Scalzo – unitamente al rispetto dei tempi di attesa, che devono necessariamente e drasticamente essere ridotti, per consentire operazioni chirurgiche entro i termini stabiliti”.
Lo scopo delle linee di indirizzo è quello di definire e descrivere il percorso del paziente chirurgico, individuando “elementi essenziali – sottolinea ancora il direttore generale del Dasoe – e irrinunciabili quali attività, ruoli, tempi, responsabilità, elementi di rischio, indispensabili per definire le modalità organizzative in grado di garantire il corretto funzionamento del percorso, dal momento della sussistenza dell’indicazione chirurgica, all’accesso in ospedale, al ricovero, al trattamento chirurgico, fino alla dimissione”.
Il percorso è complesso, dovranno essere definiti “percorsi clinici diagnostici e terapeutici certi dal momento dell’accesso del paziente, l’informatizzazione dell’intero percorso chirurgico, la raccolta dati e il relativo monitoraggio, la conoscenza ed il rispetto delle pratiche di sicurezza nella gestione delle sale operatorie, la necessità di documentare le performance utilizzando strumenti/indicatori efficaci e condivisi e, per i casi più complessi, l’indispensabile follow up da parte della struttura che lo ha operato”.
Spampinato (Cimo): “Abituarsi a un nuovo modo di pensare la sanità”
Riccardo Spampinato è il leader di Cimo-Fesmed, chirurgo odontoiatrico che assiste i diversamente abili in uno dei reparti più apprezzati nell’isola. Il timore è che le difficoltà attuali, nel sottoporsi a un accertamento, possano amplificarsi con il nuovo ‘percorso’. Ma Spampinato vede di buon occhio l’esecuzione degli esami senza che sia necessario ricoverarsi in ospedale prima dell’intervento. “Non ci sarebbe un aumento dei costi, perché i test vengono decurtati dal costo dell’intervento. In compenso si risparmierebbero gli 800 euro giornalieri per ciascun posto letto”.
“L’unica criticità – dice il leader Cimo-Fesmed – è solo quella di abituarsi a un nuovo modo di pensare il ricovero in ospedale: lo specialista prescrive gli accertamenti, vengono fatti quando possibile. Se ho in lista d’attesa qualcuno che non ha eseguito le verifiche, chiamo il successivo”.
Ma per evitare il collasso della sanità, la Regione dovrebbe agire su due fronti – sottolinea ancora Spampinato -, ovvero incentivare i medici a lavorare oltre il normale orario in ospedale, facendo funzionare più a lungo i laboratori, e aumentare i budget dei convenzionati esterni”.
A questo proposito Scalzo rivendica le misure del governo Schifani, “che ha già stanziato diverse decine di milioni di euro per gli specialisti”, anche se il 2025 è uno degli anni da dimenticare, per via del fatto che, solo a dicembre molti convenzionati hanno scoperto il budget che era possibile utilizzare da inizio anno.
Spampinato intravede, nel nuovo percorso operatorio, la realizzazione di quanto ha già sperimentato in questi anni nel proprio reparto: “Io non posso ricoverare una famiglia di disabili per tre giorni senza fare gli esami, prima faccio gli esami e poi li chiamo per l’intervento. Bisogna aprire gli ambulatori nel pomeriggio, pagare il personale in incentivazione, senza ricoverare il paziente”.
La Rocca Ruvolo: “Chi si farà carico del paziente?”
Linee guida alla mano, Margherita La Rocca Ruvolo è perplessa: “L’informatizzazione, prevista a livello nazionale, è ancora in alto mare. Gli esami hanno una validità temporale, chi prenderà in carico il paziente? A chi sarà affidato prima dell’operazione? Nessuno specialista ti opera se non hai in mano gli esami, ci vogliono accertamenti in pochi giorni: chi si fa carico di questa fase?”.
E ancora, “non voglio attaccare nessuno – precisa la deputata regionale – ma se il paziente deve rivolgersi al privato non abbiamo risolto nulla”.
La Rocca Ruvolo è convinta che “se funzionassero gli ospedali di comunità, sarebbe possibile smaltire le liste d’attesa, ma con una complicanza post-operatoria si intasa tutto ugualmente”.
Proprio ieri Agenas ha bocciato 43 strutture sanitarie in Sicilia e confermato le criticità emerse negli scorsi anni in alcuni settori, con qualche spiraglio.
La partita si giocherà nelle prossime settimane e potrebbe rappresentare una vera svolta, se tutto funzionasse, o l’ennesima, amara, illusione.

