Sicilia, voto anticipato e candidati | Dal Pd a Fi: il rebus delle liste - Live Sicilia

Sicilia, voto anticipato e candidati | Dal Pd a Fi: il rebus delle liste

Dalle alleanze ai nomi da presentare: tutte le incertezze in vista delle possibili elezioni.

Che se ne parli davvero a luglio o che si arrivi all’autunno, in queste ore di massima incertezza sul futuro istituzionale dell’Italia, sembra comunque scontato che il voto sia vicino. Salvo che ritorni in pista l’idea di un governo politico con maggioranza giallo-verde, ipotesi che però alla luce delle posizioni espresse da Matteo Salvini appare molto complicata e improbabile. E così, i partiti cominciano a pensare alle urne, sebbene nel caos attuale non è nemmeno chiaro quali saranno gli schieramenti a sfidarsi.

Cosa farà Salvini al prossimo giro? Questa è la prima domanda al momento senza risposta. La Lega è data in netta ascesa da tutti i sondaggisti. Il leader del Carroccio riconfermerà lo schema del vecchio centrodestra con Berlusconi e Meloni come il 4 marzo scorso? O è possibile che il “contratto di governo” con i 5 Stelle diventi la base per un’alleanza alle urne che farebbe cappotto nei collegi uninominali? Forza Italia e Fratelli d’Italia si sono detti pronti a riproporre lo schema delle ultime Politiche. Ma Salvini gioca molto sul differenziarsi dai berlusconiani.

Quel che è certo è che con il vento in poppa per la Lega, il partito di Salvini diventa molto attrattivo per pezzi di classe dirigente di centrodestra, al Nord come al Sud, dove gli spazi da occupare in casa leghista sono abbondanti. Chi suona sempre più in sintonia con le posizioni di Salvini in Sicilia è ad esempio il deputato regionale Vincenzo Figuccia, eletto nell’Udc. Che è tra quanti criticano il Capo dello Stato per aver stoppato il governo giallo-verde per via del caso Savona: “Affermare che, il ministro designato all’Economia è inadatto ad esercitare quel ruolo a causa della sua visione politica – dice Figuccia -, dimostra nei fatti la ferma volontà da parte del Presidente Mattarella, di volere avere nelle mani la regia di un dicastero delicato e allo stesso tempo fondamentale per le sorti del futuro dei cittadini e del paese. Un’ ingerenza che rappresenta un grave errore, proprio per il ruolo super partes che, contraddistingue la carica del Presidente Sergio Mattarella”.

Figuccia si associa alla richiesta di voto. Quel voto che metterebbe a rischio il ritorno in Parlamento di diversi forzisti. Infatti, il partito del Cavaliere è dato da tutti i sondaggisti in calo. E anche se stavolta Berlusconi sarà della partita e potrà spingere le liste di Forza Italia, è da mettere in conto che la pattuglia azzurra possa assottigliarsi. E allora, la composizione delle liste, diventerà ancora una pratica ancora più delicata che porterà con sé inevitabili tensioni. Resta poi da capire se Forza Italia sarà alleata con la Lega o se il centrodestra si squaglierà.

Nel Pd prende corpo l’idea di proporre un “fronte repubblicano” in chiave antipopulista e pro euro. In quello schema, Forza Italia o almeno una sua parte, potrebbero essere interlocutori naturali. Insieme ai gruppetti centristi, magari anche quelli di Noi con l’Italia che per esempio qui in Sicilia difficilmente in un quadro di alleanza di centrodestra potranno avere riconfermati i collegi uninominali ottenuti il 4 marzo, visto il modesto risultato della lista centrista e visto anche che la Lega sicuramente pretenderà più spazio anche al Sud.

La proposta del “fronte repubblicano”, lanciata dal ministro dello Sviluppo uscente Carlo Calenda, ossia un listone unico con l’obiettivo di tenere assieme tutti coloro che vogliono rimanere nell’Europa e nell’euro, fa discutere. Il segretario reggente del Pd Maurizio Martina a Radio Anch’io, chiarisce: “Il Pd sarebbe la lista fondamentale di questo nuovo schieramento che deve nascere, crescere, raccogliere nuove energie; poi le formule le vedremo. Si può ragionare su tutte le ipotesi utili di lavoro. Per me la cosa importante è lavorare a un progetto largo, di coalizione, che aiuti tutte le energie che vogliono dare una mano all’Italia a stare in partita”.

Sullo sfondo però resta il problema della fattura delle liste del Pd. Chi le preparerà? Saranno confermate quelle di marzo, come piacerebbe ai renziani che in quell’occasione fecero la parte del leone? Difficile che accada. La scelta è della direzione nazionale, dove Renzi conserva la maggioranza. Che il pallino resti in mano a Renzi lo sperano molto gli eletti siciliani. Sono stati tutti espressione della sua corrente che non ha lasciato nemmeno le briciole nell’Isola alle altre aree. I parlamentari del Pd eletti in Sicilia sono tutti renziani e un orfiniano (Fausto Raciti), la corrente più vicina a quella dell’ex segretario. È difficile che le altre correnti, dopo il magro bottino di marzo, accettino un ruolo di rincalzo e di portatori d’acqua ai capilista renziani.

L’idea del Fronte repubblicano non piace ai partiti a sinistra del Pd, quelli che si sono presentati come LeU il 4 marzo superando per poco lo sbarramento del 3 per cento. Un risultato che potrebbe non essere centrato stavolta. I bersaniani potrebbero cercare di riallacciare i rapporti con il Pd e magari presentarsi in coalizione. Anche i loro seggi sono a rischio di riconferma.

I 5 Stelle ribadiscono al loro linea: governo politico o niente. Quando si tornerà alle urne, comunque, Di Maio ha già fatto sapere ai suoi che verranno confermate le candidature del 4 marzo. Per il grosso degli eletti nelle liste proporzionali dovrebbe essere abbastanza agevole il ritorno. Ma nei collegi uninominali alle volte basta che si sposti qualche punto percentuale per finire sotto. E se la Lega, in grande ascesa nei sondaggi, si rafforzasse nel Mezzogiorno in questo giro, il cappotto giallo potrebbe non ripetersi. Nemmeno in Sicilia. I grillini, però, non perdono la speranza sul fatto che le urne si possano evitare. Secondo il deputato palermitano del Movimento cinque stelle Giorgio Trizzino se il presidente incaricato Cottarelli non dovesse ricevere la fiducia “nel caso esistesse comunque una maggioranza non credo – dice su Facebook – che si potrebbero sciogliere le camere. Penso che occorrerebbero nuove consultazioni e, solo in mancanza di una maggioranza, sarebbe inevitabile sciogliere le camere e andare al voto”.


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