PALERMO – Il lavori per la costruzione del corridoio blindato proseguono. E creano polemiche. Iano Monaco, l’architetto che ha progettato il nuovo Palazzo di giustizia di Palermo, ritiene che si sia stravolgendo l’idea iniziale di creare uno spazio aperto e non una struttura riservata agli uffici giudiziari. Il procuratore generale Roberto Scarpinato, dalle colonne di Repubblica, ha risposto a Monaco: nessuno scempio, ma c’è la necessità di garantire la sicurezza dei magistrati.
È stato Scarpinato a spingere affinché il ministero della Giustizia mettesse mano al portafogli dopo che negli ultimi mesi era scattato l’allarme per il rischio attentati ai danni dei magistrati. Dal ritrovamento di un proiettile in dotazione alle forze armate israeliane ai verbali del pentito Vito Galatolo, secondo cui i boss sarebbero stati pronti a uccidere il pm Antonino Di Matteo con un gesto eclatante in Tribunale, alla scritta “Accura (stai attento), sulla porta davanti alla stanza dello stesso Scarpinato: da qui la richiesta partita da Palermo e accolta da Roma.
Sono arrivati circa cinque milioni di euro per separare e blindare gli accessi alle stanze dei magistrati antimafia in servizio in Procura; sono aumentate le telecamere e sarà costruita una cabina di regia per tenerle sempre sott’occhio; è stato trasferito l’ufficio postale che prima si trovava al piano terra del vecchio palazzo di Giustizia; si stanno mettendo in sicurezza gli scantinati e si sta costruendo il tunnel che non piace all’architetto Monaco.
Si tratta di una struttura che collega le palazzine dei nuovi uffici giudiziari e che secondo il progettista, impedirebbero la fruibilità degli spazi. Insomma, i vetri blindati isolerebbero il nuovo Palazzo di giustizia dal resto del contesto urbano. Secondo Scarpinato, nella cittadella giudiziaria non si sta verificano alcuno, ma le esigenze di sicurezza si coniugano con quelle estetiche.