Berlusconi, il doloroso silenzio e i messaggi di Miccichè

Berlusconi, il doloroso silenzio e i messaggi di Miccichè

I whatsapp per chiedere notizie. E le risposte.
LA TELEFONATA
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C’è un uomo politico che sta mantenendo un perimetro – inusitato per lui – di sommersione, al capezzale di Silvio Berlusconi: è Gianfranco Miccichè. Ognuno vive un frangente drammatico secondo ruolo e predisposizioni, anche dell’ora.

Certe posizioni pubbliche, ovviamente, incardinate nei rispettivi incarichi, rappresentano il prolungamento di una empatia privata che sfocia in una nota o in un comunicato, perché Berlusconi – nelle valutazioni che ognuno può liberamente tratteggiare – è un personaggio che incide nella storia di tutti. E che scava, ancora di più, nei legami con i suoi compagni di viaggio, specialmente quelli della prima ora. Miccichè ha scelto una linea silenziosa, al massimo si è sfogato con qualcuno, raccontando quello che gli passa dentro.

E così, tra una chiacchierata (privatissima) e l’altra, sono stati raccontati i whatsapp inviati a Paolo, fratello di Silvio, per chiedere lumi e ricevere speranza. Messaggi che hanno avuto risposte. Sono saltate fuori attestazioni affettuose da riferire e preghiere invocate con cui corroborarsi.

Gianfranco ha condiviso il suo stato d’animo con coloro che gli sono vicini, che chiama per nome. Gli amici che gli sono rimasti, in un contesto notoriamente e politicamente non semplice. E, con loro, ha squadernato una sorta di cuore ambivalente, sospeso tra la preoccupazione e la fiducia. Una frase, su tutto: “Lo sappiamo, il presidente non molla mai”. E poi il lato oscuro, l’inemendabile morso della fragilità: “Ci sentiamo sotto un treno”.

La politica può essere un luogo gelido e spietato. Addirittura, in certe letture patologiche, che non scansano il giornalismo, c’è chi ritiene che il cinismo sia un ingrediente obbligatorio del mestiere. Noi, invece, sappiamo che tutte le storie non possono negarsi sentimenti umani: da trattare con discrezione e rispetto, una volta acquisiti. E che esistono delle connessioni che esulano da ogni discorso strategico. Cose che si avvertono, perché si sono messe immancabilmente in viaggio, tra Palermo e un lontano letto d’ospedale. (rp)


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