PALERMO – C’è chi ha chiesto soldi all’Europa anche mentre era detenuto. Sedici indagati, di cui sette raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare. La Direzione investigativa antimafia e i carabinieri del Reparto tutela agroalimentare, hanno eseguito un provvedimento emesso dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Siracusa. L’inchiesta è dell’ufficio palermitano della Procura europea. I reati contestati sono truffa aggravata, falso in atto pubblico e reimpiego di denaro o beni di provenienza illecita.
Le indagini hanno avuto origine dalle verifiche per l’adozione di interdittive antimafia nei confronti di alcune imprese collegate fra di loro e denominate dagli investigatori “Gruppo Carcione”. Operano fra Siracusa, Messina e Catania. Il gruppo era venuto fuori in un’indagine del 2015. Attraverso una serie di compravendite fasulle le imprese simulavano il possesso di terreni al solo scopo di incassare fondi europei per l’agricoltura. Con le nuove indagini si è scoperto che il gruppo avrebbe continuato a gestire i terreni nonostante il sequestro. In questa maniera sarebbero riusciti ad ottenere 900 mila euro del Fondo Europeo Agricolo di Garanzia (FEAGa).
Il gip del Tribunale di Siracusa, Salvatore Palmeri, su richiesta dei pm della Procura europea Calogero Ferrara ed Amelia Luise ha disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per Sebastiano Carcione, Giuseppe Carcione, Martina Cannizzaro, Rosita Fraconno Calanni, Armando Greco e Monia Lanza. Obbligo di dimora per Antonino Carcione. Quest’ultimo avrebbe chiesto e ottenuto fondi europei anche per il periodo in cui era detenuto.