PALERMO – Tutto fa pensare, purtroppo, a una tragedia. Sono trascorsi sette giorni dalla scomparsa in mare di Andrea Taormina, 49 anni. Di lui non ci sono tracce, circostanza che obbliga a non escludere l’allontanamento volontario. Si tratta, però, di una ipotesi residuale.
Taormina era salpato con la sua barca a vela da San Vito Lo Capo per raggiungere il porto di Balestrate. Non vi è mai arrivato. Ad attenderlo c’era la compagna Dalila Violante. Nei prossimi mesi avrebbero dovuto sposarsi.
Le ricerche della guardia costiera proseguono a largo di Castellammare del Golfo. È il luogo dove è stato tracciato per l’ultima volta il telefonino di Taormina che ha agganciato la cella che copre la zona. Poi, silenzio. Il telefonino ha smesso di funzionare.
Ma è anche e soprattutto la zona dove sono stati resti della barca a vela bruciati, fra cui un parabordo. Gli investigatori hanno confrontato il parabordo con quello di una fotografia dell’imbarcazione, la Malandrina. C’è compatibilità, ecco perché si pensa ad un incendio a bordo che potrebbe avere provocato l’affondamento della barca.
I parenti chiedono l’utilizzo di sofisticare apparecchiature per le ricerche, robot sottomarini compresi, per scandagliare i fondali che in quel tratto raggiungono i 200 metri di profondità. Circostanza avvenuta, ad esempio, per le ricerche del Nuova Iside, il peschereccio di Terrasini colato a picco assieme ai copi di tre persone. In quel caso, però, c’era il forte sospetto, poi confermato dai radar, che si fosse verificata una collisione. Stavolta non si registra il passaggio di altre imbarcazioni sulla rotta della Malandrina.