Sono uno studente arrabbiato - Live Sicilia

Sono uno studente arrabbiato

Un giorno apri la mail di redazione. E trovi la lettera di uno studente diciassettenne, con la sua ingenuità, con tutta la sua forza.

Ho 17 anni e sono uno studente del liceo classico G. Garibaldi di Palermo; “Come ha detto? Uno studente?!” Esatto signori. Avete presente quella branca della società che voi definite come “ragazzini immaturi che stanno procurando disordine nelle scuole?”. Ecco, io sono il ”primo” ragazzino immaturo e ho qualcosa da dirvi. Dunque, per chi si aspettasse un testo scritto da un giornalista, un politico, un poeta o chicchessia, sono desolato di doverlo deludere. Chi invece ha voglia di starmi ad ascoltare, lo ringrazio e spero che riesca a cogliere il vero significato di ciò che vi dirò.

Cos’è che mi porta a scrivere? Cos’è che mi porta a mettere per iscritto ciò che tengo chiuso dentro? La risposta è semplice: la rabbia. Una rabbia che è stata sepolta per troppo tempo e che da un giorno all’altro ha deciso di uscire fuori, come se abbia aspettato così a lungo solo per incrementare l’esplosione finale. Ma quest’emozione , in fondo, è del tutto giustificata: anche per me è giunto l’anno della maturità, e come ben sapete ciò che accompagna ogni studente per l’intera durata dell’ultimo anno è un grosso senso di stress, di timore e perché no, anche una forte rabbia. Sciocco pensare che queste emozioni nascano soltanto dall’avvento degli esami, la verità va ben oltre: ogni studente dell’ultimo anno viene messo di fronte ad un bivio e gli viene posta una domanda: “Cosa farai per il resto della tua vita?”, lasciando il soggetto confuso, disorientato e impaurito di fronte a tale scelta così ardua.

Dunque, qual è la reazione? Si comincia a pensare al proprio futuro, si cominciano ad analizzare determinate situazioni sotto un altro punto di vista, si comincia ad immaginare una vita lontana dai propri genitori e, se tutto va bene, lontana da questa Nazione patologica. Mi piace definire quest’anno come “L’anno della consapevolezza”, perché, purtroppo, ogni studente, ragionando su determinate situazioni, comincia a rendersi conto di ciò che ci circonda e, ahimè, si rende conto del fatto che la nostra Patria non ci offra un futuro. Ed ecco spiegato il motivo di questa rabbia che mi spinge a scrivere.

Io penso che sia assurdo che un giovane debba sperare di dover abbandonare la propria Patria, la propria casa, la propria famiglia, solo per poter ottenere una vita degna di essere chiamata con tale nome. L’Italia è una nazione malata, delineata da due schieramenti:chi sta sopra a governare e mangia tutto il pane, e noi, il popolo, che ci accontentiamo delle briciole che, a volte, ci vengono pure sottratte. I movimenti studenteschi, i cortei, le manifestazioni, rappresentano la maggioranza delle poche forme di protesta che il popolo italiano attua, un popolo che dovrebbe essere unito, un popolo che dovrebbe cacciare i barbari e riprendersi la propria dignità, lo stesso popolo che poi critica e ostacola ciò che noi studenti in piccolo tentiamo di fare.

La protesta non è nostra, la protesta è di tutti, la protesta dovrebbe nascere dalla nostra dignità di essere umani, dalla nostra voglia di riprenderci ciò che ci appartiene; invece la speranza sembra essersi spenta in tutta la nazione. Noi studenti abbiamo bisogno del vostro aiuto, non delle vostre critiche. Noi studenti, in quanto futuro della Nostra Patria, abbiamo bisogno dell’appoggio di chi questa Terra l’ha vissuta e imparato ad amarla. Io sono stanco di continuare a far finta che vada tutto bene illudendomi che studiando riuscirò ad ottenere un posto nella mia Nazione, stanco di vedere gente senza più voglia di vivere alla quale è stata sottratta anche la dignità,stanco di vedere la nostra Nazione condannata ad un’eterna oligarchia; e voi? L’Italia siamo noi, il popolo, ed è ora di unire le forze e tirare fuori tutta la rabbia che abbiamo imparato a soffocare col tempo.

 


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