AGRIGENTO – Una montagna di debiti da saldare, una procedura di fallimento da rispettare, un terremoto giudiziario che nelle scorse settimane ha portato al fermo degli ormai ex vertici aziendali e un commissario prefettizio (l’unico rimasto) ad un passo dalle dimissioni.
Il servizio idrico nella provincia di Agrigento rischia il collasso e l’ipotesi che l’acqua non venga più erogata nelle case dei cittadini diventa sempre più concreta. A lanciare l’allarme – in una lettera di sei pagine inviata alle massime istituzioni provinciali e regionali – è il (quasi) dimissionario commissario prefettizio Gervasio Venuti, rimasto da solo al timone dell’ex Girgenti Acque: “Riconoscendo l’obbligo inderogabile di ottemperare alle disposizioni del tribunale fallimentare, devo rappresentare la certezza che la gestione del servizio pubblico sembra pregiudicata, e ciò può produrre gravi e immediati danni ai cittadini e alle imprese, all’Ati, ai dipendenti, al patrimonio dei Comuni, con refluenze sulla salute pubblica, sull’ambiente e sull’ordine pubblico… Lo scrivente resta in attesa di ogni eventuale urgente determinazione finalizzata ad affrontare i problemi rappresentanti, dovendo fare presente che nelle attuali condizioni non potrò proseguire l’incarico ricevuto e non potrò assumere le responsabilità a tutti i livelli derivanti dalla materiale impossibilità di condurre con regolarità la gestione commissariale del servizio idrico integrato”.
La situazione, come detto, è esplosiva. Il fallimento del colosso idrico impone il saldo di circa 7 milioni di euro di (una parte) debiti maturati nei confronti di alcune ditte pur avendo in cassa “appena” un milione di euro. La conseguenza è di facile comprensione: l’intero “sistema” rischia il default con ovvie gravi ripercussioni sulla vita quotidiana degli agrigentini ma anche di dipendenti, imprese e comuni.
Già nelle scorse settimane (prima del terremoto giudiziario) Giuseppe Dell’Aira – commissario prefettizio che affiancava Venuti alla guida di Girgenti Acque – aveva lanciato l’allarme, dimettendosi pochi minuti dopo. A questo si aggiunga un palese ritardo nella composizione dell’Aica, la nuova Azienda speciale consortile che dovrà gestire il servizio idrico in provincia di Agrigento. Nella giornata di ieri c’è stato un nulla di fatto per quanto riguarda la formazione del consiglio di amministrazione con la seduta che è stata rinviata al 7 luglio: tre nomi che devono essere selezionati da una rosa di diciotto manifestazioni di interesse con la politica – come denunciato pubblicamente da alcuni sindaci – che “sembra voglia prendere il sopravvento su scelte che devono basarsi sulla meritocrazia”.
“Non siamo riusciti ad arrivare ad una conclusione, un po’ perché i curricula sono arrivati oggi, un po’ perché ancora una volta sembra che la politica voglia prendere il sopravvento su scelte che, invece, devono basarsi sulla meritocrazia. La politica deve stare lontano dalla gestione del servizio idrico nella nostra provincia”, ha affermato la deputata regionale e sindaca di Montevago Margherita La Rocca Ruvolo. “Il bene ‘acqua’, con tutte le problematiche connesse, al di là degli attuali e già gravi disservizi, rischia di diventare una ‘polveriera’: abbiamo quindi il dovere di abbandonare definitivamente ogni logica di tipo opportunistico o peggio clientelare, e di fare in tempi rapidi scelte serie e responsabili, nell’esclusivo interesse ed a tutela dei cittadini”, ha aggiunto il sindaco di Ribera, Matteo Ruvolo.