La Regione ricorre alla Consulta| contro i tagli imposti da Monti - Live Sicilia

La Regione ricorre alla Consulta| contro i tagli imposti da Monti

Spending review e possibile default? La ricetta Monti va di traverso alla Regione. E la giunta presenta un'impugnativa alla Consulta.

IL BRACCIO DI FERRO
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PALERMO – La giunta regionale si ribella alla spending review varata dal governo Monti (nella foto il premier) e lo fa deliberando l’impugnativa davanti alla Corte Costituzionale di due norme contenute all’interno dell’ormai noto decreto 95 del 2012. Tali norme, secondo la Regione minerebbero le prerogative autonomistiche conferite alla Sicilia dal proprio statuto, causando non pochi problemi, tra cui il ritorno dello spettro, mai completamente dissolto, del rischio default.

La prima norma ad essere stata impugnata è quella contenuta nell’articolo 16 sulla riduzione della spesa degli enti territoriali, e riguarda le competenze sulla riscossione delle imposte. A differenza del resto d’Italia, in cui è lo Stato ad incassare le imposte, per poi distribuire parte dei ricavi alle regioni, in Sicilia, in virtù dello statuto speciale accade esattamente il contrario. Lo statuto, inoltre, impone alle due parti, Stato e Regione, una conferenza paritetica come unica via per poter variare la quota di spartizione della somma. Nell’articolo 16, invece, oltre ad essere stato stabilito senza alcun concordato un aumento a favore dello Stato della percentuale dei ricavi tratti dalle imposte, è previsto che lo stesso Stato accantoni direttamente una parte delle entrate regionali ogni anno, con effetti che la Giunta regionale ha giudicato disastrosi sul bilancio, che non potrebbe così essere redatto.

Il secondo tratto del decreto sulla spending review ad essere stato impugnato dalla Regione è quello relativo al riordino delle partecipate. Anche in questo caso la Giunta denota una violazione dello statuto speciale e lo fa nell’imposizione da parte dello Stato di prestare il piano di ristrutturazione delle partecipate regionali al vaglio di un commissario statale e di attendere, per poter procedere con l’attuazione di tale piano, il via libera da Roma. Tale ordine andrebbe a violare le competenze della Regione Siciliana e degli enti locali ubicati sul suo territorio, su cui peraltro il piano di razionalizzazione delle società controllate è già in vigore dal 2010, quando fu previsto all’interno della legge finanziaria regionale.


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