PALERMO – Oltre due milioni di euro. La Procura regionale delle Corte dei conti tira la somme e spedisce i primi inviti a dedurre agli ex capigruppo dell’Ars. L’inchiesta è quella sulle cosiddette “spese pazze” all’Assemblea regionale siciliana. Mentre si attendono le mosse della magistratura ordinaria, che indaga sulle ipotesi di peculato, quella contabile è convinta di avere individuato profili di danno erariale nell’operato di sette politici. Si tratta di Giambattista Bufardeci (Grande Sud, 60 mila euro di presunto danno erariale provocato), Antonello Cracolici (Pd, 500 mila euro) Cateno De Luca (Misto, la cifra più bassa: 4 mila euro), Cataldo Fiorenza (Misto, 31 mila), Innocenzo Leontini (Pdl, 110 mila) Rudy Maira (Udc e Pid, 400 mila) e Francesco Musotto (Mpa. Per lui l’invito a dedurre per la cifra più grossa: 700 mila euro). Complessivamente il presunto danno erariale supera i due milioni di euro.
I finanzieri del Nucleo tutela spesa pubblica di Palermo, nei mesi scorsi, avevano consegnato due informative fotocopia. Una finì sul tavolo della procura contabile guidata da Guido Carlino e l’altra al procuratore aggiunto Leonardo Agueci e ai sostituti Maurizio Agnello, Sergio Demontis e Luca Battinieri. Questi ultimi hanno aperto un fascicolo per peculato iscrivendovi quasi cento parlamentari. Le spese riguardano gli anni tra il 2008 e il 2001. Solo i quattordici capigruppo, però, ricevettero l’avviso di garanzia per essere interrogati al Palazzo di Giustizia. C’erano anche Giulia Adamo, Nunzio Cappadona, Nicola Leanza, Nicola D’Agostino, Marianna Caronia, Paolo Ruggirello, Livio Marrocco. A sette di loro è stato spedito anche l’invito a dedurre della procura contabile. In realtà sono tutti sotto inchiesta e presto potrebbero riceverlo anche gli altri.
Sul fronte penale la stragrande maggioranza di coloro che accettò di rispondere ai pubblici ministeri si difese sostenendo che le spese erano lecite perché funzionali al corretto svolgimento del lavoro del gruppo. Nessuno di loro avrebbe mai speso un solo euro per fini privati. Cracolici ha già risposto ai pm contabili. Una trentina di pagine per ribadire che la gestione del Pd è sempre stata impostata sulla trasparenza. Tutte le spese sono state rendicontate. Altri invieranno le proprie deduzioni a breve. Nel frattempo si dicono certi del loro operato. “Mai approfittato di un solo centesimo”, taglia corto Musotto. “Abbiamo sempre rispettato tutte le norme dettate dall’Assemblea regionale siciliana – spiega Maira -. Con il senno di poi è giusto fare una revisione critica sul modo di spendere i soldi, ma è certo che allora si è operato all’interno di quanto previsto dalla legge”. “Spese lecite – spiega Leontini -, stiamo mettendo insieme i documenti da inviare alla magistratura contabile”. Sulla stessa lunghezza d’onda sono stati e saranno tutti gli altri politici invitati a dedurre.
Al rientro dalla pausa estiva i magistrati, quelli ordinari, decideranno se interrogare altri indagati. Ci sono alcuni parlamentari che hanno chiesto di essere ascoltati. Non tutte le spese sono uguali agli occhi degli investigatori. Che sono i primi a predicare prudenza. I casi vanno valutati uno per uno per inquadrarli, o meno, alla voce finalità politiche. Senza finalità politiche, e soprattutto senza pezze d’appoggio che le giustifichino, le spese diventano illegittime. Nel fascicolo dei pm ordinari, oltre ai costi dei dipendenti dei gruppi, sono finiti pure scontrini e fatture per gelati, mance, regali di nozze, borse, cravatte e feste di capodanno.