Quindi – riflettendo ad alta voce – per risollevare economicamente l’Italia e restituire benessere agli italiani, sconfiggendo addirittura la povertà e regalando felicità, bisogna: 1) combattere a muso duro l’Europa sfidando non tanto la Commissione europea, brutta e cattiva, ma tutti insieme gli altri partner dell’Unione – con leader democraticamente eletti al pari di Salvini e Di Maio per intenderci – compresi i cosiddetti “amici” populisti e sovranisti del novello condottiero “Io me ne frego e tiro dritto” di Pontida; 2) inchiodare a lungo lo spread, dietro cui non ci sono i “poteri forti” ma coloro che sganciano gli “sghei” a cui giustamente non piacciono le furbate a fini elettorali dei politici, in area febbricitante; 3) fare ballare Piazza Affari ogni santo giorno bruciando capitali; 4) provocare la riduzione drastica dell’acquisto dei nostri titoli da parte dei risparmiatori (parliamo dei piccoli risparmiatori italiani) sempre più diffidenti e incerti guardando allo scenario attuale.
Nel frattempo siamo a crescita zero, le banche vanno in sofferenza profilandosi rincaro dei mutui e una stretta creditizia a imprese e famiglie e il tasso a 10 anni dei BTp viaggia, ad oggi, intorno al 3,4 %. Una meraviglia. Mentre scriviamo lo spread francese è 37 punti base, quello belga 44, l’irlandese 65, lo spagnolo 126 e il portoghese 158. In Finlandia lo spread è 29 punti base, nei Paesi Bassi 14 e in Austria 24. In Italia 301. Hanno ragione fuori confine ad allarmarsi? Io penso di sì.
Gli imprenditori del Nord, che registrano un calo dei consumi e degli ordinativi, cominciano ad agitarsi. Qualche sfegatato fan grillino mi ha scritto: “Siamo una nazione sovrana e abbiamo il diritto di decidere la nostra manovra di bilancio”. Giusto, ineccepibile, se metti sul piatto soldi tuoi, non in deficit, con soldi presi a prestito. Quando vai in banca a chiedere un prestito elevato (e la banca non è la Commissione europea ma gli investitori e i risparmiatori) per iniziare un’attività, e per giunta sei già gravemente indebitato, ti fanno un interrogatorio di terzo grado, vogliono i dettagli del piano d’investimento per acquisire una ragionevole certezza sull’aumento presumibile della tua ricchezza in base alla nuova impresa (la famosa “crescita” del Pil) e sulla conseguente capacità di restituire il finanziamento più gli interessi.
Figurarsi se il denaro lo chiedi per le spese correnti della tua famiglia e solo in minima parte per innovare la tua azienda, ti fanno correre se prima non riduci significativamente e costantemente il debito pregresso. È esattamente ciò che sta accadendo, con la differenza che noi ci mettiamo a fare la guerra come se si trattasse di decidere sul patrimonio di famiglia senza che gli altri compagni di viaggio – coinvolti per avere sottoscritto gli stessi patti e vincoli di bilancio che però ora noi disconosciamo facendo gli splendidi con i denari dei risparmiatori e gli spacconi con la difficile tenuta dell’Eurozona – ci debbano e ci possano mettere il becco.
Adesso però le responsabilità dell’imminente disastro (se non invertiamo la marcia) non saranno più di Salvini e di Di Maio, saranno dei saggi e competenti Conte, Tria e Savona. È vero che contano quanto il due di mazze con la briscola a coppe, ma la dignità non ha prezzo: la esercitino prendendo le distanze da chi sta giocando pericolosamente.
In questi giorni gira la parola d’ordine: “ La UE in realtà ha bocciato i precedenti governi Renzi e Gentiloni”, e giù una marea di commenti plaudenti dei seguaci “a prescindere” del sodalizio Salvini/Di Maio mandatoci dalla Provvidenza. E’ vero che il nostro debito mostruoso ha radici antiche e recenti e che vi sono molteplici colpe ma non scherziamo, basta leggere per intero la lettera della Commissione, la bocciatura della UE è tutta rivolta ai fondamentali della manovra giallo/verde, alla insostenibilità finanziaria delle promesse elettorali (reddito di cittadinanza e quota 100), alle non credibili stime di crescita con automatico innalzamento del debito e, nei fatti, al possibile sforamento del 3% portando il deficit oltre quello programmato in manovra (2,4%). Il punto non è il deficit in sé, intendiamoci, è il quadro complessivo non convincente. Insomma, da cittadino italiano senza appartenenze politiche ragionevolmente sono preoccupato, con il cuore vorrei che l’azzardo di Salvini e Di Maio andasse a buon fine, ma se così non fosse come pare cosa ci attende?