PALERMO – La polemica dura lo spazio di un paio di agenzie e di altrettanti comunicati stampa. All’inizio circola la notizia che la figlia di Salvo Lima abbia ottenuto dallo Stato il riconoscimento di vittima della mafia con tanto di indennità mensile di 1.800 euro. la polemoca si infiamma. A spegnerla interviene l’avvocato Carlo Lo Monaco: ”La signora Susanna Lima non gode dei benefici per le vittime di mafia. Ha equivocato il senso della domanda posta da un avvocate di parte civile”.
Un equivoco nel corso della deposizione della donna in Corte d’assise, a Palermo, al processo sulla trattativa Stato-mafia che aveva suscitato l’indignazione del centro Pio La Torre e dell’associazione Libera che in nota si chiedevano “come sia possibile che la famiglia Lima sia stata riconosciuta come vittima della mafia visto l’estremo rigore dei criteri della legge nazionale. Una rigidità che ha portato all’esclusione di questo riconoscimento per diversi familiari di vittime della criminalità organizzata. Quando e da chi è stata assunta questa decisione e quali criteri sono stati seguiti nella valutazione?”.
Polemiche a parte, in aula la figlia dell’eurodeputato ha ripetuto quanto aveva già detto ai pubblici ministeri. Il contenuto dei verbali era stato riportato nel maggio scorso in un articolo su L’Espresso. “Tra il 12 aprile e il 12 maggio ’92 incontrai Andreotti a Roma, a Palazzo Giustiniani – ha detto Susanna Lima -. In quell’occasione mi chiese se sapevo qualcosa sull’omicidio di mio padre e se secondo me c’entrava Ciancimino”. L’omicidio Lima è ritenuto dai pm il primo atto con cui Cosa nostra dichiarò guerra allo Stato condizionando le istituzioni e inducendo lo Stato a trattare.
Ad Andreotti, della cui corrente Lima era massimo esponente siciliano, la figlia dell’eurodeputato rispose di non avere alcuna idea sul delitto. La teste ha anche parlato dei rapporti del padre con Vito Ciancimino, ex sindaco mafioso di Palermo, e con l’ex ministro dc Calogero Mannino. “Erano rapporti solo politici”, ha detto. Susanna Lima ha escluso che il padre fosse preoccupato per la sua incolumità prima del delitto. Infine, la teste ha detto di avere chiesto ai pm di essere sentita perché spera che nel processo sulla trattativa possa venir fuori una verità diversa sull’omicidio del padre. “Ho la certezza – ha concluso – che mio padre non è stato assassinato perché non rispettava i patti con la mafia, semplicemente perché mai nessun patto aveva stretto”.